Febbre del Nilo, l’esperta: «Nulla di fatale, ma anziani e pazienti fragili sono a rischio»

C’è un altro virus che preoccupa le autorità sanitarie. La prima infezione confermata in Puglia di febbre del Nilo si aggiunge ad altri casi già risco

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C’è un altro virus che preoccupa le autorità sanitarie. La prima infezione confermata in Puglia di febbre del Nilo si aggiunge ad altri casi già riscontrati in Italia nelle scorse settimane (25 in Emilia, Piemonte, Lombardia e Veneto) grazie all’attività di sorveglianza. L’allerta nel nostro territorio è scattata qualche giorno fa quando è stata riscontrata la positività di un gruppo di zanzare (i vettori del virus) catturato a Barletta.

Professoressa Maria Chironna, ordinaria di Igiene e responsabile del laboratorio di riferimento per le arbovirosi umane, le recenti evidenze significano che il virus è già presente in tutta la regione?

«Non possiamo escluderlo del tutto. Ad ora, la sorveglianza entomologica sulle zanzare e su altre specie di animali prevista dal piano nazionale, soprattutto da maggio a novembre, non ha evidenziato positività tranne quella nella Bat. Però ovviamente si tratta di indagini fatte a campione. A volte, l’allarme scatta in un’area proprio perché si accerta una forma neuro invasiva nell’uomo, come il caso nella provincia di Foggia, dove non risulta ci siano state finora positività accertate nei vettori».

I sintomi sono solo quelli del paziente foggiano?

«La maggior parte delle volte l’infezione da West Nile Virus decorre in maniera asintomatica o con sintomi aspecifici, come febbre, cefalea, mal di gola, dolori muscolari, congiuntivite, manifestazioni cutanee linfoadenopatia, nausea, dolori addominali, diarrea e sindromi respiratorie. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit del sistema immunitario. La malattia da WNV è una malattia infettiva non contagiosa. L’uomo e i cavalli, ad esempio, sono considerati solo “ospiti ciechi”, cioè non possono essere fonte infezione per altri uomini o animali perché il virus non è in grado di raggiungere concentrazioni elevate nel sangue tali da infettare i vettori e, pertanto, il ciclo di trasmissione non riesce a perpetuarsi».

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