Turismo, c’è già una certezza: non è l’estate dei record. Presenze in calo fino al 25% in Puglia e Sardegna. Salgono i prezzi (e il fatturato) | Dati e grafici

Il picco vacanziero deve ancora arrivare, ma una certezza già c’è: quella del 2023 per il turismo non sarà l’estate dei record che si preannunciava. T

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Il picco vacanziero deve ancora arrivare, ma una certezza già c’è: quella del 2023 per il turismo non sarà l’estate dei record che si preannunciava. Tra rincari, minore possibilità di spendere e anche gli effetti della crisi climatica (basse temperature a giugno, caldo torrido con eventi estremi di ogni genere a luglio), gli italiani andranno in vacanza meno di quanto ci si aspettasse. Incrociando i dati Istat con quelli di Federalberghi il settore registra rispetto all’ultimo anno pre covid un calo di quasi il 3% già nel primo semestre, ma quel che sorprende di più è che con luglio e agosto la situazione non si ribalterà.

Turismo, c’è già una certezza: non è l’estate dei record. Presenze in calo fino al 25% in Puglia e Sardegna. Salgono i prezzi (e il fatturato) | Dati e grafici

A spiegarlo è il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara: “Non chiuderemo l’anno in termini di presenza a livelli superiori del 2019, come speravamo fino a qualche mese fa. Staremo un po’ al di sotto”. Un numero colpisce: 41%. Sono gli italiani che non andranno in vacanza tra giugno e settembre. Una cifra diffusa direttamente da Federalberghi e confermata al fatto.it anche dalla presidente di Federturismo Marina Lalli. “Anche tra coloro che partiranno, un buon 45% cercherà di contenere le spese. Questo è il segnale chiaro di un disagio – aggiunge il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca –. Chi riuscirà a partire sembra essere rassegnato a dover fare comunque economia, magari accorciando la vacanza o cercando di spendere meno sulle altre voci quali alloggio, cibo e divertimento”. La maggior parte di chi non farà le valige rinuncerà all’ombrellone per ragioni economiche. Nessuna sorpresa secondo Lalli: “Ci sono polarizzazioni nei prezzi: da una parte i bed and breakfast, dall’altra l’offerta a cinque stelle che è molto aumentata in Italia”. Il turismo di élite, infatti, resiste e registra buoni numeri. “Ovviamente la componente lusso, quelli che spendono più di 1000 euro al giorno, sta facendo meglio perché si tratta di un segmento di mercato meno esposto all’aumento dei prezzi – ragiona il direttore generale di Federalberghi –. Alla lunga però l’impennata dei costi coinvolge tutti, perché la filiera della ricchezza è tutta collegata”. C’è anche un altro elemento che dimostra come l’incremento dei costi stia diventando una spirale che non fa bene a nessuno: rispetto al 2019, stando alle stime di Federalberghi, si chiuderà l’anno al di sotto solo per quanto riguarda le presenze, mentre “come fatturato saremo un filo al di sopra perché i prezzi sono cresciuti”, sottolinea Nucara. Tradotto: andranno in vacanza meno persone, ma chi ci andrà sarà costretto a spendere di più. “D’altra parte, sono cresciuti anche i costi delle strutture ricettive a partire dall’energia e dal gas. Di conseguenza aumentano i volumi di fatturato, ma non per forza anche i margini”, aggiunge il direttore generale di Federalberghi.Ma chi andrà in vacanza quanto spenderà esattamente? “Il prezzo medio giornaliero per una stanza per due persone è di circa 100-120 euro; quindi, la classica vacanza che dura una settimana costa sugli 850 euro”, spiega Lalli. Una stima che si avvicina per difetto ai numeri diffusi da Federalberghi che calcola una spesa media di 972 euro per la vacanza standard, stando fuori casa tra le quattro e le sette notti. Oltre all’albergo, che rimane la struttura ricettiva preferita dagli italiani, per l’associazione di categoria è significativo il numero di chi sceglie di farsi ospitare da amici o parenti: il 26,3%, percentuale che uguaglia chi sceglie di soggiornare in albergo. Durante le vacanze, invece, la maggiore voce di spesa è rappresentata dai pasti, seguiti dal pernottamento.

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