Ora anche la beffa del Cup

GLI ABITANTI dei comparti edilizi sono nuovamente in agitazione. A movimentare queste giornate di caldo torrido è il CUP, ovvero Canone Unico Patrimon

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GLI ABITANTI dei comparti edilizi sono nuovamente in agitazione. A movimentare queste giornate di caldo torrido è il CUP, ovvero Canone Unico Patrimoniale. L’amministrazione comunale ha effettuato una serie di controlli allo scopo di censire tulle le situazioni di occupazione di suolo pubblico con particolare riferimento ai passi carrai, e quindi applicare la tassa comunale. Una squadra di tecnici e vigili urbani è andata in giro, metro in mano, a misurare le superfici davanti ai cancelli delle abitazioni e dei garage. Fin qui niente da eccepire se non fosse per il fatto che «quelle aree non sono state ancora assunte al patrimonio comunale» fa presente in una nota il consigliere comunale Francesco Schiavone che fa eco ad una interrogazione consiliare presentata dal consigliere Massimo Ciuffreda. Ma sono a protestare i cittadini, gli abitanti di quell’ormai sobborgo della città con oltre tre mila alloggi costruiti attraverso cooperative e edilizia sovvenzionata.
UNA “Manfredonia tre” realizzata agli inizi di questo millennio con grande enfasi e spreco di suolo che oggi non sarebbe possibile utilizzare con le nuove e avvedute leggi regionali, rimasta pressoché abbandonata a sé stessa con la gran parte delle opere di urbanizzazione da completare. Quell’agglomerato ai margini dell’abitato è uno dei grandi vulnus della città.
«LA ZONA dei comparti edilizi di Manfredonia, è stata oggetto di attenzione dell’ultima campagna elettorale da parte di ogni candidato sindaco e anche di chi, pur consapevole di alcune responsabilità personali, promise soluzioni fantasiose per favorire il completamento delle opere di urbanizzazione». Opere che “naturalmente” non sono state eseguite, almeno nella gran parte, tanto che sono fuori dal patrimonio edilizio comunale. Però – ed eccola contraddizione beffa – il Comune pretenderebbe di incassare il CUP.
«QUANDO dobbiamo pagare, siamo parte della città a tutti gli effetti. Ma quando il comune deve intervenire per erogare servizi (sfalcio e cura del verde, manutenzioni, pulizia strade, cestini rifiuti, deiezioni canine, etc…), allora non può farlo perché le aree sono ancora considerate cantiere (quindi private)» protestano in coro gli indignati abitanti dei comparti.
«È L’ENNESIMA beffa – rilevano i consiglieri comunali – di un’amministrazione comunale incapace e incoerente che da un lato non si preoccupa di erogare i servizi essenziali, nascondendosi dietro la mancata ultimazione delle opere di urbanizzazione, dall’altro lato pretende una tassa che ad oggi non è esigibile, tenuto conto che le aree non sono state ancora assunte al patrimonio del Comune. Una serie di difficoltà che rendono ancora più difficile la vita di quei residenti che, con i risparmi di una vita, pensavano di aver comprato la casa dei sogni e invece si ritrovano in un incubo».
INVECE di servizi è in arrivo un’altra tassa. «Fermatevi» esorta Schiavone all’amministrazione Rotice: «provate ad avere una visione diversa della città che non è quella di un bancomat da sfruttare, ma di una comunità da guidare». Intanto nell’ambito delle proteste per gli aumenti esosi del CUP, il comitato dei commercianti, in attesa delle decisioni del TAR, si è rivolto con una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella.
Michele Apollonio

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