Rimodulazione del personale scolastico in Puglia, i presidi: “No allo scontro tra governo e Regione”

Nulla di definito, ancora, nella riunione di ieri presso l’Assessorato regionale all’istruzione sul tema del dimensionamento delle scuole. Rispetto ag

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Nulla di definito, ancora, nella riunione di ieri presso l’Assessorato regionale all’istruzione sul tema del dimensionamento delle scuole. Rispetto agli anni passati, registriamo un sensibile ritardo sull’emanazione delle previste linee guida da parte della Regione che dovranno orientare nelle prossime settimane/mesi le proposte e le scelte di scuole, Comuni e Province sulla definizione dell’offerta formativa sul territorio pugliese per l’anno scolastico successivo al prossimo, ossia il 2024/2025 e – in tendenza – per almeno due di quelli che lo seguiranno”. Ad affermarlo è l’Associazione Nazionale Presidi Puglia che in una nota spiega la sua posizione: “Questa situazione – dice il presidente Anp Puglia Roberto Romito – è la risultante dello scontro, tutto politico, in corso fra regione Puglia e governo centrale, all’interno del quale spicca il ricorso pugliese alla Corte Costituzionale tendente ad annullare le norme in materia varate dal Parlamento con la legge di bilancio per il 2023. Scontro che vede le forze sindacali alquanto divise fra di loro sulla valutazione dei provvedimenti da adottare, in particolare si differenzia posizione di Anp che è da anni interessata ad un riassetto razionale e stabile del sistema scolastico e della sua dirigenza”.

Per Romito, “con le nuove norme le scuole intese come luoghi in cui si effettua il servizio di istruzione rimarranno dove sono, nella misura in cui sono, e continueranno a funzionare come previsto. Ciò che cambierà sarà il numero e la dislocazione delle dirigenze scolastiche, che non tutte le scuole oggi possono avere: molte di esse (almeno 56) già oggi hanno un dirigente in reggenza e andranno a reggenza anche nel prossimo anno 2023/2024. Nell’anno scolastico successivo le reggenze, invece, spariranno e ogni scuola, indipendentemente dal numero degli alunni che le frequenteranno, avrà un dirigente stabile (ed un Dsga). Stabilità che non può aversi con la reggenza, che un anno tocca ad uno e l’anno successivo ad un diverso dirigente. I quali, nel corso dei due incarichi cumulativi, avendo due diverse scuole cui badare, devono necessariamente moltiplicarsi per due per gestire “due di tutto”: due consigli di istituto, due collegi dei docenti, due diversi bilanci con due diversi insiemi di finanziamenti e progetti, due diversi piani dell’offerta formativa, due contrattazioni integrative da fare con due diverse compagini sindacali con cui trattare, due piani di attività del personale, due diverse attitudini e capacità professionali del suo principale collaboratore amministrativo (il Dsga, diverso nelle due sedi), due diversi staff di collaboratori, etc. Crediamo che i cittadini e i loro figli destinatari finali del servizio scolastico non abbiano che da guadagnarci se, invece, il dirigente sarà unico e completamente dedicato alla ‘nuova’ scuola”.

“Quanto poi ai timori  – aggiunge – che qualcuno diffonde per spaventare l’opinione pubblica circa il fatto che così facendo si creerebbero unità scolastiche con un numero di alunni troppo alto (si parla, senza verifica, di 1900 o 2000 e più alunni per scuola) si deve tener conto del fatto che le scuole che perderanno l’ufficio di presidenza (che diverrà unico su un’unica scuola formata dalla fusione di due preesistenti scuole) hanno oggi mediamente 500/600 alunni e che potranno quindi, secondo un saggio piano di fusioni e accorpamenti da affidarsi primariamente ai Comuni (molte di queste scuole sono infatti di loro competenza, infanzia, primaria e media) dar luogo a nuo ve unità scolastiche di dimensioni più che gestibili (un migliaio di alunni). Fermo restando che sarà possibile assegnare, laddove necessario per vari motivi, dirigenze scolastiche stabili anche nei casi di scuole oggi sottodimensionate (nei piccoli comuni o nei comuni con problemi socioeconomici peculiari, zone di montagna, isole, etc.) purché sia salvaguardato il parametro medio (medio, non minimo, lo ribadiamo) di 961 alunni per scuola su tutto il territorio regionale” conclude Romito.

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