ANCORA SEQUESTRO DI PESCE NON IN REGOLA

NUOVO sequestro di pesce della Guardia costiera di Manfredonia. Una pattuglia composta da militari della Capitaneria di porto di Manfredonia e carabin

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NUOVO sequestro di pesce della Guardia costiera di Manfredonia. Una pattuglia composta da militari della Capitaneria di porto di Manfredonia e carabinieri della locale Compagnia, nel corso dei quotidiani servizi di controllo del territorio, hanno intercettato un crocicchio di quattro persone intente alla vendita di alcune cassette di prodotti ittici: seppie, cozze, gamberi, pesci. I militari hanno accertato che detti prodotti erano privi della prescritta tracciabilità eppertanto hanno proceduto al loro sequestro. Il controllo dei prodotti ittici sequestrati del peso complessivo di 130 chilogrammi, è proseguito in Capitaneria di porto con l’intervento del veterinario che ha accertato la non idoneità al consumo umano di quel prodotto ittico eppertanto ne veniva disposta la distruzione. Nei confronti dei quattro venditori abusivi sono state elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo di 7.500 euro.
IL COMANDANTE della Capitaneria di porto, capitano di fregata Antonio Cilento, ha vivamente raccomandato i consumatori «di evitare l’acquisto di prodotti ittici presso venditori non autorizzati atteso che gli stessi contravvengono alle più elementari norme igieniche la cui inosservanza potrebbero arrecare danni sei alla salute degli eventuali consumatori».
LA VENDITA di prodotti ittici privi di controlli sanitari e dunque della necessaria tracciabilità, è fenomeno alquanto diffuso a Manfredonia dove la pesca è effettuata anche da “pescatori” per così dire occasionali con tutte le incognite che la cosa comporta. In questo periodo la pesca prevalente è quella delle seppie, un mollusco tanto gustoso quanto delicato eppertanto va trattato seguendo precise regole di vendita. Fino a qualche anno fa la pesca delle seppie seguiva un preciso rituale che proveniva da secoli di attività. Il tratto di mare più prossimo alla riva in quanto più, pescoso di seppie, era suddiviso in appezzamenti che venivano assegnati, tramite sorteggio che si effettuava nella ricorrenza di San Giuseppe, a pescatori attrezzati per quel particolare tipo di cattura dei molluschi. Purtroppo, sono almeno tre anni, che quella cerimonia che faceva parte della ritualità tradizionale delle attività di pesca, è inopinatamente e inspiegabilmente cessata. Il settore forzatamente “liberalizzato” ovvero sottoposto ad altro tipo di controllo.
CON TUTTE le conseguenze del caso, tra cui quella della vendita diretta per strada del prodotto non sempre garanzia di rispetto delle elementari norme igieniche. Di qui il provvidenziale intervento della polizia marittima finalizzato alla tutela del consumatore e della risorsa ittica. Il discorso vale naturalmente non solo per le seppie ma per ogni altro tipo di prodotto ittico che segue un iter di commercializzazione ormai pressoché totalmente privatizzato. Il mercato ittico generale che garantisce osservanza delle normative in fatto di sanità e fiscalità, viene ormai aggirato con quali danni all’intero comparto come dimostra la progressiva contrazione del numero dei natanti della flotta peschereccia manfredoniana che significa diminuzione del numero degli addetti, riduzione del variegato indotto, e così via. Interventi delle costituite autorità municipali non se ne parla…
Michele Apollonio

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