la Corte dei Conti della Puglia pone sulle spalle dei Comuni, ed in particolare degli organi decisionali dell’Ager (l’agenzia regionale per i rifiuti)
la Corte dei Conti della Puglia pone sulle spalle dei Comuni, ed in particolare degli organi decisionali dell’Ager (l’agenzia regionale per i rifiuti), una enorme responsabilità, quella chiudere frettolosamente una serie di operazioni di cui si parla da anni e che erano rimaste finora nei cassetti. Tali operazioni, che saranno vietate dalla legge a partire dal 30 marzo prossimo, sono particolarmente delicate ed includono la definizione del Piano d’Ambito, il perfezionamento della partecipazione di Ager in Aseco (società controllata da Aqp), l’affidamento del servizio pubblico alla società in house. Proprio l’affidamento del servizio pubblico sembra l’ostacolo più difficile da affrontare. Dietro l’angolo, l’esposizione a possibili responsabilità erariali, il vero incubo degli amministratori pubblici.La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha espresso il suo parere sulla creazione della nuova società pubblica, partecipata da Ager e Aqp, chiamata a realizzare e gestire gli impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti in Puglia. Nelle 42 pagine non mancano le rose ma a fronte di un corollario di spine difficilmente eludibile con una scrollata di spalle. Ma procediamo con ordine.
I giudici contabili danno atto che «l’acquisto del 40% di Aseco da parte di Ager è funzionale al perseguimento delle finalità istituzionali di quest’ultima nella sua qualità di organo unico di governo per l’esercizio associato delle funzioni pubbliche relative al servizio di gestione dei rifiuti urbani della Regione Puglia, in attuazione del connesso piano regionale».
Se questa è la rosa, che riguarda sostanzialmente gli aspetti politici, la spina punge invece sui soldi pubblici usati da Ager per rilevare il 40% di Aseco – denaro tutto rinveniente dalla ecotassa pagata dai pugliesi – e potenzialmente a rischio in caso di insuccesso, considerato il punto di partenza, ovvero l’impianto Aseco di Ginosa, da anni sotto sequestro e al centro di due procedimenti penali, vicende che hanno influito pesantemente sui conti della società, controllata da Aqp. «Nel prendere atto di quanto riferito circa le prospettive di recupero dell’equilibrio finanziario di Aseco – scrivono i magistrati della Corte dei Conti – connesse con la ripresa dell’attività dell’impianto di Ginosa a seguito della conclusione dei lavori di adeguamento (e ferme restando le incertezze circa la data del dissequestro, che generano – come rilevato dal Collegio dei revisori dell’Agenzia – «possibili evidenti riverberi sulle previsioni economiche finanziarie contenute nel Pef e sugli impegni economici Ager») nonché con gli impegni di Aqp in ordine alla copertura delle perdite, si evidenza che né il piano economico e finanziario (Pef) né il Piano di risanamento di Aseco si soffermano sulla attività oggetto del prospettato affidamento in house, la realizzazione/gestione di nuovi impianti di trattamento, recupero, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti urbani con particolare riferimento alla Forsu. In tal senso, il Pef del febbraio 2023 è esplicito nell’evidenziare la sua natura di aggiornamento del Pef del giugno 2022 «confermando l’ipotesi di base che la stessa operi esclusivamente con la gestione dell’impianto di Ginosa e che la compagine azionaria resti invariata». Per contro – si legge nel parere – tenuto conto dell’ingresso di Ager nel capitale di Aseco e della sua strumentalità rispetto al citato affidamento in house, sarebbe stato necessario fornire indicazioni prospettiche – in termini di struttura dei ricavi, composizione ed evoluzione dei costi, segnatamente di quelli aventi carattere strutturale (personale, oneri finanziari) – in ordine alle nuove attività di Aseco». Secondo la Corte dei Conti «tale circostanza non consente di apprezzare la sostenibilità finanziaria dell’iniziativa. Con riferimento al profilo della convenienza economica, pur essendo presente una valutazione dei punti di forza e di debolezza dei tre possibili modelli di gestione (in house, società mista, ricorso al mercato), non risulta esplicitata la metrica sulla cui base si giunge all’attribuzione dei punteggi che premia il modello dell’affidamento in house. Inoltre, non è disponibile un calcolo dettagliato dei costi e dei benefici di ciascuno dei tre modelli che consenta di ritenere preferibile – perché economicamente conveniente – un modello rispetto a un altro, in coerenza con i principi di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa».
Non solo. Oltre a tali rilievi, che emergono dall’analisi di merito della documentazione prodotta da Ager, la Corte dà anche atto che la commistione tra ruolo di regolazione e governo e ruolo gestionale in capo ad Ager può essere superata solo transitoriamente ed in via eccezionale, al solo scopo di attuare un Piano di Ambito esistente; Piano che nella fattispecie, come attestato dalla Corte, non è stato prodotto da Ager. Inoltre, la Corte corregge anche la tempistica dell’operazione, evidenziando che entro il termine ultimo del 29 marzo devono essere perfezionati tutti i passaggi previsti dalla legge, incluso l’affidamento del servizio alla nuova società in house. Un percorso molto articolato, che include la riformulazione del Pef e dell’analisi degli scenari alternativi al modello in house, la approvazione di un Piano di Ambito, l’acquisto delle quote di Aseco, l’attivazione del regime di controllo analogo e l’affidamento del servizio: il tutto da effettuarsi in una settimana.
«Ora che pure la Corte dei Conti ha fatto conoscere il suo parere, ricco di perplessità sull’operazione Ager-Aseco, confidiamo – dicono il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati e il consigliere Ruggiero Mennea, capogruppo – sulla decisione di cambiare strada, assecondando innanzitutto le leggi e quindi evitando una corsa contro il tempo per fare qualcosa che dal 30 marzo prossimo sarà vietata».
«Le conclusioni cui perviene la Corte – dice il sen. Ignazio Zullo (Fdi) – dopo articolata disamina di tutta la normativa non lascia scampo: non si possono utilizzare sotterfugi per eludere o addirittura non rispettare la norma che richiede piena separazione tra regolazione e gestione dei rifiuti. La Corte cita nel parere che la data del 29 marzo non è finalizzata all’acquisto di quote ma permette di tollerare commistioni tra regolazione e gestione a chi già gestisce il servizio pubblico dei rifiuti solidi urbani». «L’operazione – aggiunge Francesco Ventola a nome del gruppo alla Regione di Fratelli d’Italia – è stata realizzata in tutta fretta per creare e gestire potere. Invitiamo, quindi, Emiliano a riconvocare una conferenza stampa e annunciare il fallimento di questa operazione. Così farebbe un presidente serio».
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