L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA SCOPRE LE ZES DEL GOLFO

NON RISOVERA’ i problemi dell’area industriale ritagliata nel bel mezzo della piana di Macchia, lussureggiante riserva di uliveti secolari asservita n

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NON RISOVERA’ i problemi dell’area industriale ritagliata nel bel mezzo della piana di Macchia, lussureggiante riserva di uliveti secolari asservita negli Anni settanta del secolo scorso da Eni all’industria chimica, ma una svolta la determina. In quel famigerato crogiuolo di iniziative industriali che destano preoccupazioni e timori, si va facendo largo il rombo di motori di automobili. Proprio le classiche quattro ruote. Insomma: una fabbrica di supercar. L’iniziativa è partita e sta percorrendo la pista della burocrazia per realizzare quello che forse mai si sarebbe sospettato avvenisse in quell’area tormentata e bistrattata da attività che l’hanno sfruttata a morte. Una iniziativa che naturalmente guarda al futuro del settore, alla trazione elettrica.
«ABBIAMO già acquisito da EniRewind i terreni dell’isola 5 e dell’isola 9 dell’ex stabilimento di Macchia» annuncia Marco Monaco, presidente della “Mazzanti Industries”, l’Azienda di Pontedera che ha pensato di investire al sud, nella piana all’ombra del Gargano. «Si tratta di un’area – spiega – di 95mila metri quadri dei quali 55mila destinati alla costruzione dei capannoni ove realizzare le macchine elettriche premium, quali Suv, Supercar, Hypercar e naturalmente della complessa componentistica automobilistica elettrica e di altre applicazioni sempre volte alla mobilità sostenibile. Si tratta – chiarisce Monaco – di un progetto ambizioso per un investimento da 120milioni di euro coperto da banche internazionali, con una previsione di fatturato nel 2024 di 50 milioni di euro per salire progressivamente fino a raggiungere nel 2007 il miliardo e mezzo di euro. Naturalmente anche il personale addetto crescerà progressivamente: si partirà da 50 unità per arrivare a regime a 500 unità».
Potrebbe essere un'immagine raffigurante auto
UNA INIZIATIVA del tutto innovativa nel panorama delle attività industriali fin qui arrivate su queste sponde, che rompe quella tendenza che ha visto sino ad ora il prevalere di industrie che al fianco di opportunità di lavoro, hanno prodotto una scia di danni al territorio e alla gente. Se le premesse e le promesse saranno quelle annunciate, con questa nuova idea si prevede una salutare inversione di tendenza che apre nuove prospettive. Una svolta auspicata e resa possibile dalla presenza delle ZES, ovvero Zone Economiche Speciali, istituite con Decreto legge nel 2017 nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno eppertanto dotate di speciali privilegi economici e procedurali governati da un Commissario Governativo. Un effetto attrattore di investimenti che sta funzionando.
LE ZES appetite sono quelle lasciate da Enichem ben strutturate con le dotazioni tecniche e logistiche pronte per essere attivate in progetti operativi, comprensive del molo altri fondali ovvero porto industriale. Ma fanno parte delle Zes del golfo anche le aree D46 e PIP della zona industriale Coppa del vento alla periferia ovest di Manfredonia, dove si allocarono una sessantina di aziende del Contratto d’area scomparse per la mancanza di alcuni servizi che la sprovvedutezza dei governanti locali non ha saputo riparare. Se completate in tutte le loro parti come previsto (ci sono anche i fondi), potrebbero costituire una risorsa straordinaria di attrazione per piccole e medie attività economiche. Anche questa una opportunità che Manfredonia continua a trascurare.
Michele Apollonio

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