«PERCHE’ il fatto non sussiste». È la motivazione con la quale la giudice Maria Teresa Sipontina Tavano del Tribunale di Foggia, accogliendo
«PERCHE’ il fatto non sussiste». È la motivazione con la quale la giudice Maria Teresa Sipontina Tavano del Tribunale di Foggia, accogliendo la richiesta della PM Anna Landi, ha assolto Bartolomeo Michele D’Apolito, ispettore di Polizia in servizio presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Manfredonia, dall’accusa di violenza privata con l’aggravante di aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale, nella fattispecie il sindaco del Comune di Mattinata, Michele Bisceglia, difeso nel giudizio dall’avvocato Raul Pellegrini.
I FATTI risalgono all’agosto 2015. La minaccia del D’Apolito è consistita nel dire al sindaco Michele Prencipe di aver saputo che era stato intercettato e si era sentito con persone di Mattinata poco raccomandabili e aggiungeva di non revocare la delega di assessore al Comune di Mattinata, del figlio Raffaele. La revoca c’è stata, ma un anno dopo del colloquio tra il sindaco Bisceglia e l’ispettore d’Apolito che a seguito di indagini dei carabinieri era stato rinviato a giudizio.
IL PROCESSO celebratosi dinanzi al Tribunale di Foggia è andato avanti per sette anni durante i quali numerose sono state le udienze, sono stati sentiti molti testimoni e prodotti innumerevoli documenti, avanzate richieste da parte dell’accusa giudicate dalla difesa pretestuose, come ad esempio la pretesa di trasferimento del dirigente del Commissariato di PS di Manfredonia dell’epoca sol perché era stato indicato dalla difesa tra i testimoni. La difesa sostenuta dall’avvocato Gianfranco Di Sabato, è riuscita a dimostrare che tra il colloquio col sindaco Prencipe e la posizione nell’amministrazione comunale del figlio di D’Apolito, non c’era alcun collegamento.
«TRA gli aspetti positivi di questo processo – annota l’avvocato Di Sabato – vi è certamente quello gratificante di sapere che alla fine di un dibattimento molto agguerrito e complicato, sia stata accertata la verità dei fatti e restituita piena dignità ad un leale servitore dello Stato. Non va altresì sottaciuta la circostanza – aggiunge – che la denuncia ad un ispettore di Polizia sia stata proposta da un sindaco la cui amministrazione è stata sciolta per mafia e che è stato dichiarato incandidabile».
SODDISFATTA e accorata la dichiarazione dell’ispettore Bartolomeo D’Apolito: «Ho servito lo Stato per 40 anni e non potevo non avere fiducia nella giustizia, ma sono stati anni difficili per me e per la mia famiglia che non ha mai cessato di farmi sentire il suo supporto. Devo ringraziare i miei superiori e quei colleghi che in questi anni hanno continuato, nonostante tutto, a credere nella mia innocenza. L’unico rammarico è quello di non aver ottenuto l’assoluzione prima di andare in pensione. Il rammarico più grande è quello di non aver potuto condividere questo giorno con mio padre che, nel corso del giudizio, è venuto a mancare. Gli avrei voluto restituire la serenità che ci è stata sottratta quando questa storia è iniziata».
Michele Apollonio
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