Meteorite «di San Valentino»: un frammento è caduto su un balcone a Matera, viaggiava a 300km/h

Trovato il meteorite di San Valentino. Dopo l’avviso alla popolazione e la caccia ai frammenti dell’oggetto celeste (per una massa  complessiva di 400

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Trovato il meteorite di San Valentino. Dopo l’avviso alla popolazione e la caccia ai frammenti dell’oggetto celeste (per una massa  complessiva di 400-500 grammi) attivata nei giorni scorsi in Basilicata, in un’area a nord di Matera, la ricerca ha individuato il luogo della caduta. Il meteorite è caduto verticalmente al suolo con una velocità di circa 300 km/h e nell’impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro di un’abitazione fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci, a Matera. Lo annuncia Prisma, Prima Rete Italiana Studio Meteore e Atmosfera dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Meteorite «di San Valentino»: un frammento è caduto su un balcone a Matera, viaggiava a 300km/h

Lo stesso giorno della caduta, il 14 febbraio, riferisce Prisma in una nota, «sul balcone dell’abitazione dei genitori di Gianfranco e Pino Losignore, fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci, alcuni sassi hanno attirato l’attenzione dei due fratelli. Anche perché gli anziani genitori avevano udito un forte botto la sera precedente proveniente dall’esterno». Finora sono stati recuperati oltre 70 grammi in 12 frammenti principali e decine di frammenti più piccoli, riferisce ancora Prisma.
Oggi i frammenti sono stati consegnati a Carmelo Falco, rappresentante del Project Office della rete Prisma e associato Inaf, e coordinatore delle ricerche sul campo. Ricerche che continueranno alla ricerca di altri eventuali campioni sopravvissuti all’attraversamento dell’atmosfera. Nel frattempo, il materiale già recuperato verrà presto sottoposto ad analisi particolareggiate per determinare composizione chimica, mineralogia e caratteristiche petrografiche utili alla classificazione del meteorite appena ritrovato.
«Il ritrovamento è avvenuto a soli tre giorni dalla caduta – spiega all’ANSA Daniele Gardiol, astronomo Inaf di Torino e coordinatore nazionale della rete Prisma – e quindi si tratta materiale freschissimo, non contaminato. I meteoriti hanno attraversato quasi inalterati i circa 4,5 miliardi di anni dalla formazione del nostro Sistema Solare e ritrovarne una appena caduta come quella rinvenuta a Matera aiuta molto gli scienziati a ricostruire le tappe che hanno portato alla formazione dei pianeti, Terra compresa». Nel mondo dal ’59, anno di inizio del rilvamento secondo questi sistemi, sono circa 40 ritrovamenti. Questo è il secondo in Italia e a distanza di poco tempo. All’inizio di gennaio del 2020 era stato ritrovato il meteorite Cavezzo nei pressi di Modena.

«Una cosa sconvolgente ma molto emozionante»: è la reazione dei fratelli Gianfranco e Pino Losignore quando hanno trovato sul balcone di casa della madre, in contrada Serra Paducci di Matera, i frammenti della meteora di San Valentino’, che ha solcato i cieli della Basilicata e della Puglia, fra Matera e Bari.
Il ritrovamento – hanno raccontato – non è avvenuto subito: i due si sono incuriositi al racconto della madre, che ha detto di aver sentito «un botto» provenire dall’esterno del balcone della casa. Un controllo sul balcone ha portato Gianfranco e Pino a vedere una mattonella che aveva «un segno profondo» e a ritrovare diversi frammenti di metallo del diametro di circa un centimetro: in totale, è stato raccolto materiale ferroso per circa 70 grammi.
Ciò che ha fatto la differenza è la passione per l’astronomia che unisce i due fratelli, che già gestiscono insieme, a Matera, un negozio di toner e altro materiale per i computer (Pino è anche consigliere comunale di Matera). Infatti, Pino e Gianfranco si sono accorti che quel materiale non era fuliggine provenienti dal caminetto che il vento aveva depositato sul balcone ma qualcosa di diverso: «Senza la nostra curiosità, forse – hanno spiegato – avremmo semplicemente spazzato il pavimento del balcone, senza ‘salvarè nulla».
Invece, la loro curiosità e le loro conoscenze li hanno spinti a mettersi in contatto con l’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), i cui esperti hanno fatto un sopralluogo e raccolto tutti i reperti disponibili.

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