Le elezioni per la Presidenza della Provincia, vinte dal centrosinistra e perse dal centrodestra e dal sindaco neo leghista di Manfredonia, sanciscono
Le elezioni per la Presidenza della Provincia, vinte dal centrosinistra e perse dal centrodestra e dal sindaco neo leghista di Manfredonia, sanciscono la rottura dell’accordo politico tra Gianni Rotice e Forza Italia.
I toni aspramente critici della consigliera comunale e provinciale Liliana Rinaldi, passata in un attimo dalla maggioranza alla minoranza a Palazzo Dogana a causa della sconfitta di Nicola Gatta, rendono evidente anche il pessimo stato della relazione tra il sindaco e il deputato di Forza Italia Giandiego Gatta, vero artefice della candidatura di Rotice.
Un altro, l’ennesimo tonfo politico che si aggiunge all’espulsione dalla Giunta dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, provocata dal conflitto sulla milionaria gestione della pubblica illuminazione.
È tempo, allora, di porre il tema delle dimissioni del sindaco Gianni Rotice, indebolito tanto dalla sua incapacità a garantire un’azione amministrativa efficace ed efficiente che dall’inadeguatezza nella gestione delle relazioni tra partiti e liste che compongono la maggioranza a Palazzo San Domenico.
Manfredonia e i manfredoniani hanno bisogno che ad amministrare la città ci siano persone capaci e credibili, altrimenti si corre il rischio di non riuscire a garantire l’ordinaria amministrazione e di non mettere a frutto le opportunità offerte dal PNRR, a partire dai fondi stanziati per smantellare il ghetto di Mezzanone e restituire dignità e serenità ai migranti e ai residenti.
Neanche un anno e mezzo dopo la ‘storica’ vittoria del centrodestra non ha alcun senso proseguire con questa fallimentare amministrazione. Il sindaco Rotice ed i suoi sostenitori in Consiglio comunale farebbero bene a prenderne atto e a lasciare poltrone e sgabelli per il bene della città.
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