«GUARDIAMO avanti, perché tra altri vent'anni - ripensando al tempo attuale - saremo altrettanto orgogliosi di avere scritto il primo capitolo di una
«GUARDIAMO avanti, perché tra altri vent’anni – ripensando al tempo attuale – saremo altrettanto orgogliosi di avere scritto il primo capitolo di una nuova epoca nella storia del nostro settore». Carlo Levada, CEO di “DOpla Spa” pronunciava queste parole appena un anno fa, il primo febbraio, nel festeggiare i venti anni dalla inaugurazione, presente l’allora presidente del consiglio Berlusconi, dello stabilimento (allora si chiamava Giò Style) realizzato nell’area industriale di Coppa del vento, alla periferia ovest della città, sulla scia delle provvidenze in dotazione del Contratto d’are, il poderoso progetto ideato dal Romano Prodi per superare la profonda crisi economica nella quale il territorio di Manfredonia era precipitato dopo la chiusura dello stabilimento Enichem.
VENT’ANNI di operosa attività in crescendo che certamente non facevano intravvedere quello che invece è inesorabilmente arrivato sospinto dalle politiche ambientali che hanno imposto, tra le altre misure restrittive, il divieto dell’uso della plastica monouso, la materia prima delle produzioni della DOpla: stoviglie monouso (piatti, bicchieri, utensileria varia). Un colpo mortale per l’azienda trevigiana di Casale sul Sile leader nel settore con lo stabilimento centro di eccellenza a Manfredonia. I 30 dipendenti iniziali sono diventati sessanta che producono dodici milioni di pezzi al giorno, lavorando trecento giorni all’anno su tre turni, con la prospettiva di immettere nuove linee di lavorazione per raddoppiare la produzione e dunque generando nuova occupazione. Un progetto di ampliamento per il quale erano stati previsti consistenti investimenti da aggiungersi ai venti impiegati nel periodo 2018-2019.
LE COSE sono andate diversamente. Non solo non ci saranno investimenti e ampliamenti, ma si va verso la chiusura dello stabilimento. I tempi cambiano e cambiano i modi di vivere che richiedono adeguamenti alle tecnologie correnti. Le speranze di poter mantenere la produzione non si sa su quali basi e per quanto tempo, sono riposte nella circostanza che l’uso della plastica non è stato vietato in Africa e in Turchia. Occorrerà verificare la consistenza di quei mercati. Ci sarebbero degli imprenditori interessati a rilevare l’azienda. Si spera così di evitare che lo stabilimento DOpla, uno degli ultimi insediamenti rimasti che ha fatto onore al Contratto d’area, finisca a fare compagnia ai tanti capannoni rimasti vuoti e abbandonati, fantasmi di un sogno svanito per una serie di errori e di colpe non metabolizzate che guardano ammonitori severi di un popolo che non ha saputo far tesoro delle ghiotte opportunità ricevute e costruire una base di sviluppo futuro.
LA CRUDA prospettiva è che sessanta lavoratori possano aggiungersi ai 24 manfredoniani facenti parte dei 114 dipendenti della G&W ex Tozzi di Foggia finiti sul lastrico per l’abbandono di quella fabbrica dei proprietari americani. Un elenco aperto nel quale sono in procinto di finire almeno una ventina di dipendenti della Silac, antica realtà produttiva lattiero casearia manfredoniana sull’orlo di una crisi irreversibile.
Michele Apollonio
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