Guerra, inflazione, scarsità di materie prime, aumento dei tassi d’interesse e rincari dei prezzi dell’energia. È questa la fotografia attuale del con
Guerra, inflazione, scarsità di materie prime, aumento dei tassi d’interesse e rincari dei prezzi dell’energia. È questa la fotografia attuale del contesto spcio-eonomico in cui si trovano ad aoperare le imprese italiane, a cui si aggiungono gli strascichi di una pandemia da cui ereditano una quantità considerevole di debiti che ne prosciugano ulteriormente la liquidità. E non è un caso che molte di queste realtà imprenditoriali, specie quelle medie-piccole, sono costrette a gettare la spugna.
È quanto emerge dall’ultimo studio condotto per la Gazzetta il data analyst Davide Stasi che ha elaborato i dati sulle aziende ormai in crisi che sono andate incontro alle cosiddette procedure concorsuali (fallimento, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria, concordato preventivo, amministrazione controllata), quegli strumenti attraverso i quali l’ordinamento detta le regole finalizzate a gestire la situazione di crisi in cui versa un’impresa, quando questa non riesce a far fronte alle proprie obbligazioni con i normali mezzi di pagamento.
I dati elaborati da Stasi analizzaano l’andamento del numero delle imprese sottoposte a procedure concorsuali, da gennaio a novembre del 2022.
La Puglia, purtroppo, si colloca al nono posto in Italia, con 306 procedure concorsuali avviate. È preceduta da Lombardia (1.257), Lazio (935), Sicilia (554), Toscana (519), Campania (505), Veneto (490), Emilia-Romagna (432) e Piemonte (365).
Restringendo lo sguardo alla sola Puglia, la provincia di Bari (che comprende anche Barletta-Andria-Trani) ha totalizzato 134 procedure concorsuali; Brindisi si ferma a 34; Foggia (56); Lecce (49); Taranto (33)
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