Massimo della pena per il 42enne manfredoniano Giovanni Caterino alias “Giuann Popò”, alla sbarra con l’accusa di essere il basista della strage d
Massimo della pena per il 42enne manfredoniano Giovanni Caterino alias “Giuann Popò”, alla sbarra con l’accusa di essere il basista della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. Quel giorno un commando armato di tre persone, tuttora ignote, uccisero il boss di Manfredonia Mario Luciano Romito, il cognato Matteo De Palma e i contadini Aurelio e Luigi Luciani.I giudici della Corte d’Appello di Bari hanno condannato l’imputato all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, confermando la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Foggia. A Caterino resta, eventualmente, soltanto la Cassazione per provare a ribaltare o modificare il verdetto.
Confermato, ad oggi, l’impianto accusatorio messo in piedi da magistrati antimafia della Dda di Bari e Comando provinciale dei carabinieri di Foggia che nel 2018, ad un anno dalla mattanza, arrestarono Caterino. Secondo gli inquirenti, l’uomo farebbe parte del clan Li Bergolis-Miucci-Lombardone, rivale del gruppo di Mario Romito.
“Popò” avrebbe pedinato il boss anche nei giorni precedenti alla strage utilizzando una Fiat Grande Punto grigia. Infine, quel drammatico 9 agosto, avrebbe seguito il maggiolone nero di Romito, seduto sul sedile del passeggero accanto a De Palma che era alla guida, dalla periferia di Manfredonia fino alla vecchia stazione di San Marco in Lamis dove avrebbe fatto strada alla Ford C-Max nera dei killer. In gergo sarebbe stato il “basista” del quadruplice omicidio.
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