Nella settimana appena trascorsa è approdata in Consiglio comunale la discussione su un punto all’ordine del giorno chiesto dalla minoranza all’in
Nella settimana appena trascorsa è approdata in Consiglio comunale la discussione su un punto all’ordine del giorno chiesto dalla minoranza all’indomani del grave episodio accaduto alle giostre nella notte tra il 31 agosto e l’1 settembre scorso, durante la festa patronale, quando un ventiquattrenne ha esploso alcuni colpi di mitraglietta in mezzo alla folla ferendo alle gambe un uomo, per poi darsi alla fuga. A quanto pare, un regolamento di conti fra esponenti di clan avversari, che ha terrorizzato e destato il panico tra i presenti (in gran parte genitori con i loro bambini, alcuni rimasti traumatizzati dalla paura) e che poteva finire molto peggio. Nei giorni seguenti l’arma è stata ritrovata e il pistolero, ormai identificato, si è costituito alle Forze di Polizia ed oggi è in stato d’arresto per tentato omicidio.
Avremmo voluto discuterlo prima, non solo per dare voce alle legittime preoccupazioni dei cittadini ma anche per riflettere insieme sulle iniziative da adottare per far fronte ad una criminalità senza scrupoli, che vede nella città il palcoscenico delle proprie scorribande, oltre che delle proprie razzie. Ma è prevalso il timore che, viste le imminenti elezioni politiche, il tema si potesse prestare a speculazioni di altro genere.
Sempre la scorsa settimana, dopo la chiusura dell’indagine della DDA denominata “Omnia nostra”, avvenuta nel dicembre 2021 con l’arresto di numerosi indagati, è iniziato nell’aula bunker di Bitonto il processo con circa 50 imputati, più della metà dei quali di Manfredonia, con capi di imputazione che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, allo spaccio di stupefacenti, all’estorsione, alla truffa ai danni dell’INPS, al riciclaggio di denaro sporco, per citarne solo alcuni. E Manfredonia, insieme alla Frazione di Macchia, a Mattinata e a Vieste, rientra in pieno nel territorio nel quale l’organizzazione criminale opera, secondo i magistrati inquirenti, “per realizzare una serie indefinita e programmata di omicidi, di tentati omicidi, di attentati alla vita altrui, estorsioni, detenzione e possesso di armi, anche da guerra, detenzione e spaccio di stupefacenti, rapine, riciclaggio, e altre attività fraudolente (…) al fine di acquisire la gestione o comunque il controllo in via monopolistica di rilevanti attività economiche , finanziate in tutto o in parte con i proventi dell’attività associativa e dei reati di scopo”. In particolare, oltre ai settori dell’agricoltura, dell’edilizia e del commercio (usato anche per il riciclaggio di denaro sporco), a Manfredonia il settore maggiormente colpito risulta quello della pesca e della vendita dei frutti di mare, sul quale da qualche anno la criminalità organizzata sembra aver messo radici.
Il Comune di Manfredonia si è costituito parte civile nel processo penale, così come hanno fatto gli altri comuni dell’ambito territoriale interessato. Un segnale sicuramente positivo.
E, per restare sul tema, sempre nei giorni scorsi, la Giunta comunale ha approvato la bozza del Patto per la Sicurezza, proposto dal nuovo Prefetto di Foggia, che prevede fin d’ora anche l’adesione dell’Ufficio Scolastico Provinciale, per via del necessario coinvolgimento delle scuole in alcune iniziative da mettere in atto.
E’ di quest’ultimo provvedimento che si è in particolare discusso in Consiglio comunale (approvando un ordine del giorno all’unanimità) e con esso di un concetto di sicurezza urbana che, senza trascurare l’inevitabile connessione con l’ordine pubblico (la c.d. sicurezza primaria, affidata al ruolo essenziale delle istituzioni statali a ciò preposte), riguarda però tutta una serie di ambiti che attengono alla vivibilità della nostra città, delle sue periferie e del suo entroterra.
La domanda di sicurezza e la cultura della legalità sono strettamente intrecciate e non possono essere disgiunte, come non può disgiungersi il tema della sicurezza urbana da quelli dell’efficienza e trasparenza di tutta la macchina amministrativa comunale, del potenziamento della video sorveglianza cittadina e della lotta all’abusivismo commerciale, edilizio e abitativo, che sono stati anche oggetto di un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi proprio nel nostro comune nei giorni precedenti.
Ma non basta. Tralasciando per ora, per problemi di spazio, il ruolo essenziale che in questa nuova visione della sicurezza urbana spetta alla Polizia locale (nel frattempo ridotta ai minimi termini), alla domanda di sicurezza non si può dare solo una risposta di tipo securitario, quasi che basti riempire la città di forze dell’ordine e di impianti di videosorveglianza. Né si può far leva sulla paura per creare consenso politico, come fa la destra a livello nazionale, a partire dal tema degli immigrati (non a caso ritornato in questi giorni in auge).
La sicurezza è un bene comune di cui tutti i cittadini dovrebbero sentirsi responsabili, individualmente e collettivamente. Spetta a loro dare un fondamentale apporto nella cura delle relazioni umane e nel sostegno delle fragilità familiari, anche attraverso la rivitalizzazione degli spazi pubblici e dei legami associativi, affinché il tessuto sociale ne guadagni in inclusività e in coesione e perché si sviluppi quella cultura della legalità che è premessa dell’ordine pubblico e naturale sostegno per i tutori istituzionali della sicurezza.
C’è molto da fare e nessuno deve sentirsi escluso dal compito di immaginare e di realizzare un’idea di città che, se vuole davvero prevenire il disagio sociale e le varie forme di devianza, deve innanzitutto rispondere alla domanda diffusa di diritti negati, come quello al lavoro per chi ne è privo, alla casa per chi l’ha persa e non è nelle condizioni economiche di procurarsela, all’assistenza per gli anziati e i malati che ne hanno bisogno, a luoghi d’incontro creativo e di socializzazione per i giovani, alla bellezza degli spazi urbani, continuamente minacciati dalla sporcizia e dal degrado, alla scuola ed alla cultura, come occasione e motore di promozione umana e rinascita sociale.
C’è molto da fare, specie per una sinistra che proprio su questi temi ha purtroppo perso l’orizzonte e la propria ragion d’essere.
Gaetano Prencipe*
*dal “Diario minimo di un consigliere comunale”
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