Il Vaticano cambia tutto a Casa Sollievo, dal Veneto arriva il “manager di Obama” per l’ospedale di San Pio

“Questo è un esempio di regionalismo intelligente”. Con un brindisi in masseria a Manduria, Bruno Vespa, in piena pandemia, suggellò il patto tra Mich

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“Questo è un esempio di regionalismo intelligente”. Con un brindisi in masseria a Manduria, Bruno Vespa, in piena pandemia, suggellò il patto tra Michele Emiliano e Luca Zaia. Al cin cin non partecipò Giancarlo Ruscitti, capo della sanità proprio nelle regioni guidate dai due governatori, perché da poco trasferitosi a Trento. Quell’accordo ora potrebbe spingersi oltre l’Amarone e il Primitivo, e trovare un ulteriore sigillo sulle sponde del Tevere. Un primo segnale arrivò l’anno scorso, a Casa Sollievo, con la visita del cardinale (veneto) Pietro Parolin per inaugurare tre nuovi reparti. Dopo il taglio del nastro, dinanzi ai dipendenti e all’ex magistrato seduto sullo scranno di velluto purpureo, il segretario di Stato dichiarò: “Casa Sollievo non è in vendita, la Santa Sede vuole continuare con questo ospedale”.

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Emiliano tenne il filo, aggiungendo: “Abbiamo anche festeggiato le modalità attraverso le quali la Regione e il Vaticano hanno deciso di rilanciare ulteriormente l’attività di questa importantissima istituzione che, diciamo la verità, va anche oltre l’aspetto sanitario, e assume un aspetto straordinario, identitario della Puglia. Noi contiamo su di loro, e loro contano su di noi”. Quelle dichiarazioni potrebbero trovare a breve risconto nel nuovo manager dell’ospedale di San Pio, Gino Gumirato. Un nome che da queste parti non dice molto persino agli addetti ai lavori. Eppure, il dirigente padovano vanta un profilo internazionale. Nel 2010 venne addirittura chiamato nello staff di Barak Obama per la riforma sanitaria Usa. Il punto di contatto fu Peter Orszag, una vecchia amicizia dei tempi della London School of Economics.

All’epoca il regno di Domenico Crupi, uomo di Tarcisio Bertone, era fulgido. A mandarlo in soffitta dopo 12 anni fu proprio Parolin, per dare una risposa alle continue “illazioni” sul “rischio crack” del nosocomio. Il primo atto del nuovo Consiglio di amministrazione è stata la nomina di Michele Giuliani a dg. Lo storico direttore amministrativo avrebbe dovuto garantire la “transizione” e il riequilibrio dei conti. Solo che nessuno si sarebbe mai aspettato la mazzata del Covid. Con San Giovanni primo cluster importante del territorio con un ospedale fuori dalla rete regionale. E, soprattutto, erano imprevedibili tutti i problemi economici derivanti da due anni di pandemia. Una situazione esplosiva, insomma. Al punto che da Roma decisero di mandare tre “super-consulenti” incaricati di risolvere i gravi problemi economico-finanziari dell’Irccs. Tra questi c’era proprio Gumirato.

Giuliani, il cui incarico è in prorogatio perché scaduto in estate con l’approvazione del bilancio, in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno aveva cercato di glissare: “La Santa Sede ha nominato un gruppo di lavoro che ci aiuti nell’analisi della situazione e nella stesura di un piano strategico. È un gruppo di lavoro con rapporto consulenziale, ognuno svolge il suo ruolo in altre strutture: tra i cosiddetti commissari c’è anche un consigliere d’amministrazione di Casa Sollievo, Pietro Grasso. Se fossero commissari, come potrebbe la Santa Sede nominare un interno? Gli altri componenti del gruppo di lavoro sono Angelo Tanese (direttore Asl Roma1) e Gino Gumirato, direttore delle attività domiciliari dell’Ospedale Gemelli”.

Ora, però, dopo aver chiuso la partita della remunerazione delle prestazioni Covid con la Regione Puglia, starebbe per terminare il suo mandato senza riuscire a mettere la prima pietra sugli gli obiettivi che si era prefissato: il nuovo ospedale e la piattaforma per la farmaceutica da 36 milioni di euro finanziata con il Cis di Giuseppe Conte. Il prossimo Cda, infatti, definirà anche il passaggio di consegne per il management. Un posto porrebbe averlo anche Pietro Grassi, già nel sistema di governance della fondazione “cugina”, i ‘centri di riabilitazione Padre Pio’, gestita dai frati.

Con l’addio del dirigente di San Marco in Lamis, si chiuderebbe di fatto l’epoca Bertone per far spazio al ‘secolo’ Parolin. Il superamento del conflitto spinto con la Regione, incentrato principalmente sulla contrattazione e sul sistema della remunerazione delle prestazioni, aprirebbe ampi spiragli di collaborazione con Bari nella pianificazione delle attività e degli investimenti. “Abbiamo diversi progetti, la Regione ci sta seguendo su ogni punto, abbiamo chiuso una fase difficile, quella del Covid, e per la prima volta sono stati chiusi i contratti per il 2022-2024”, dice il manager a l’Immediato. Non è chiaro quale sarà il suo futuro nell’ospedale religioso, dopo tre decadi di servizio. “Sono sempre stato a disposizione, continuerò a farlo”. Guminato, sentito da l’Immediato, ha glissato: “Al momento posso solo dire che ho fatto parte di un gruppo di lavoro per la progettazione dell’ospedale, rapporto concluso circa un anno fa, non posso dire nient’altro al momento”. Poi, incalzato sulla “disponibilità” a ricoprire l’incarico, si affida al suo “regionalismo”: “Sono di origini venete, dalle nostre parti si dice ‘se la nonna avesse le ruote, sarebbe un carretto’…”. Una cosa pare certa, il sentiero per il carretto (e per la nonna) sembra già essere stato tracciato.

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