Puglia, il Consiglio regionale caccia Cassano: «È decaduto da direttore Arpal»

Il Consiglio regionale ha deciso che Massimo Cassano deve lasciare la direzione generale dell'Arpal, l'agenzia regionale per il lavoro della Puglia. E

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Il Consiglio regionale ha deciso che Massimo Cassano deve lasciare la direzione generale dell’Arpal, l’agenzia regionale per il lavoro della Puglia. E’ l’esito della votazione sulla legge di riforma, approvata con 18 voti favorevoli (quelli di Pd e Cinque Stelle), l’astensione del centrodestra e il voto contrario di parte della giunta e dei consiglieri delle liste civiche di Emiliano. Determinante è stato il subemendamento presentato da Fabiano Amati (Pd), che ha disinnescato il tentativo dei <<civici>> di far passare la riforma (con l’introduzione del consiglio di amministrazione) ma evitando la decadenza del direttore generale.

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La proposta di decadenza (primo firmatario Antonio Tutolo con Amati, Ruggiero Mennea e Michele Mazzarano) è stata depositata all’indomani delle inchieste della “Gazzetta” che in aprile hanno documentato l’assunzione in Arpal di persone vicine al movimento politico di Cassano, oltre che di suoi parenti.La maggioranza di centrosinistra si divide, il centrodestra esulta assieme al Pd. La decadenza dal ruolo del direttore generale di Arpal, Massimo Cassano, rischia di aprire una seria frattura nel centrosinistra in Consiglio regionale pugliese, in particolare tra il Partito democratico e le civiche vicine a Emiliano. Il Pd ha votato compatto contro la decadenza di Cassano, i civici hanno fatto altrettanto ma in segno opposto. «Oggi la buona amministrazione – esulta il consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati – ha trovato casa nel Pd e nell’azione della maggior parte dei consiglieri regionali. E questa è la nostra storia e il nostro programma. Mi spiace molto del tanto tempo e del grande contrasto registrato sull’argomento, anche quello di una parte della Giunta regionale, che abbiamo dovuto superare anche con asprezza. In ogni caso, ciò che conta è il risultato, finalizzato a verificare nelle prossime settimane eventuali opacità o le ragioni di numerose coincidenze tra selezione di personale e appartenenza politica». A replicargli è il capogruppo «Per la Puglia» Saverio Tammacco: «Siamo arrivati in aula con l’idea e l’intento di discutere una legge che avrebbe dovuto rendere più efficiente l’Arpal nella realizzazione delle politiche attive del lavoro chiedendo un nuovo assetto strutturale più funzionale alle esigenze dei cittadini e ci siamo ritrovati in un contesto di discussione di una legge «contra personam”». «Benvenuto a bordo Pd – replica il gruppo di Fratelli d’Italia – dopo qualche anno, approvando una legge che prevede la decadenza, ha capito ciò che noi da anni e anni avevamo sostenuto: Massimo Cassano non doveva essere nominato prima commissario e poi direttore generale dell’Arpal, non solo perché rispetto ad altri curricula arrivati era il più debole a titoli specifici (e qui ci sarebbe da richiamare altre responsabilità, quelle di chi si è assunto l’onere della decisione), ma perché era evidente che si trattava di una nomina che veniva data in vista delle Regionali 2020, Cassano avrebbe garantito liste civiche per far vincere il presidente Emiliano». Per Antonella Laricchia del M5S ma l’unica a non essere entrata nella maggioranza, «il voto di oggi rappresenta la sfiducia al governo regionale da parte della maggioranza, vista la strenua difesa da parte del presidente Emiliano del direttore generale dell’Arpal Massimo Cassano, decaduto dopo l’approvazione della norma che va a modificare la legge istitutiva dell’Arpal». «Finalmente si mette fine a una telenovela durata per mesi. Voto è per un cambio di passo nella governance dell’Agenzia”: dichiarano invece gli altri quattro consiglieri pentastellati.

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