In Puglia scarseggia il diesel per i blocchi stradali a Taranto

Le scorte di gasolio sono quasi esaurite in diversi comuni pugliesi a causa della protesta a oltranza di una ottantina di autotrasportatori che da

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In Puglia scarseggia il diesel per i blocchi stradali a Taranto

Le scorte di gasolio sono quasi esaurite in diversi comuni pugliesi a causa della protesta a oltranza di una ottantina di autotrasportatori che dall’1 settembre scorso stanno bloccando gli accessi alla raffineria Eni di Taranto impedendo i rifornimenti di carburante. I manifestanti – sostenuti dal sindacato Usb – lamentano di essere stati esclusi da una parte dell’appalto riassegnato lo scorso luglio alla ditta G & A del gruppo Gavio. Inevitabili i disagi per automobilisti, imprese e consumatori. In molti distributori di carburante, come fa rilevare Coldiretti Puglia, campeggiano i cartelli «esaurito» ad indicare che le colonnine sono ormai a secco e anche il gasolio agricolo «risulta quasi introvabile con le consegne degli alimenti sulle tavole dei pugliesi e le lavorazioni nei campi della Puglia a rischio». Si ricorda che l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada. Oggi, intanto, è previsto un incontro nella Prefettura di Taranto, che si spera risolutivo, a cui parteciperanno l’Eni, la ditta appaltatrice, il sindacato e una rappresentanza degli autotrasportatori. La ditta G & A ha precisato che all’indotto locale è garantito almeno il 50 per cento del servizio, ma gli autotrasportatori in agitazione sono usciti dal consorzio CTCT (Consorzio Trasporti Carburanti Taranto) con cui è stato rinnovato il rapporto di sub-vezione. «Via via – avverte Coldiretti Puglia – si stanno esaurendo le colonnine nella regione per i rifornimenti di gasolio, con quello agricolo che già è ridotto al lumicino». Senza gasolio si spengono le serre con gli agricoltori che devono abbassare le temperature per produrre ortaggi, fiori e funghi coltivati. Ma quanto accade in Puglia si abbatte anche sull’attività dei pescherecci e rischia di fermare i trattori nelle campagne.

I camion dei manifestanti sono fermi lungo la strada consortile che collega le statali 100 e 106 jonica. Gli autotrasportatori si erano dichiarati disponibili «a coprire il servizio gratuitamente e con i propri mezzi, per evitare – ha spiegato il coordinatore provinciale Usb Francesco Rizzo – di far ricadere gli effetti negativi della protesta sulla cittadinanza. Di fronte all’assenza di risposta, sembra chiaro che questo atteggiamento miri ad alimentare frizioni e a mettere la cittadinanza contro i protagonisti della manifestazione. La strategia è quella che punta a dividere e a comandare».

Per il sindacalista l’auspicio è che, nella riunione di oggi, «a prevalere sia il buonsenso ed il rispetto per i lavoratori di una terra, che ha accettato troppe volte un compromesso pesante. Questa vicenda dimostra che oggi, a fronte dei veleni che provengono dalla raffineria, non è contemplato neanche minimamente un riscontro dal punto di vista occupazionale. Oltre il danno, la beffa».

In questi giorni, oltre al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e al consigliere regionale Michele Mazzarano (Pd), diversi candidati alle Politiche del 25 settembre si sono affacciati al presidio degli autotrasportatori per raccogliere le loro istanze. Solidarietà ai camionisti tarantini viene espressa anche da Raccomar, l’associazione degli agenti raccomandatari marittimi, «in merito ai contratti di affidamento, in cui i vincitori della gara dei trasporti risultano essere ancora aziende non tarantine e in cui – si sostiene – vige la regola del subappalto a prezzi stracciati, pur nella cosiddetta “garanzia” territoriale».

Alla luce «della complessa situazione, la Raccomar Taranto, condividendo le preoccupazioni dei trasportatori – afferma il presidente Giuseppe Melucci – sottolinea il grave momento di crisi che lo shipping e le stesse agenzie marittime stanno attraversando per effetto del drastico calo dei traffici. Una crisi che mette a repentaglio le aziende e i posti di lavoro dei dipendenti con rischio di licenziamenti a catena. Un’eventualità che purtroppo a Taranto non è più solo una probabilità, ma piuttosto una vera crisi del settore che si allarga a tutta la catena coinvolgendo ogni categoria collegata».

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