Pomodoro, produttori agricoli foggiani si difendono: “Due centesimi al kg in più non coprono aumento costi”

Accusare il mondo agricolo di mettere a rischio il comparto conserviero del pomodoro con immotivate richieste di aumento della materia prima è falso,

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Accusare il mondo agricolo di mettere a rischio il comparto conserviero del pomodoro con immotivate richieste di aumento della materia prima è falso, oltre che dannoso per l’intera filiera. Così come non è accettabile l’accusa ai produttori agricoli meridionali di essere responsabili della spirale inflazionistica registrata sul prodotto finale a danno dei consumatori”. Confagricoltura Foggia con il suo presidente, Filippo Schiavone, risponde alle affermazioni dell’Anicav circa “le richieste ingiustificate e immotivate di ulteriori aumenti”.

L’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, in settimana, aveva lanciato l’allarme sui “costi di produzione del tutto fuori controllo”, evidenziando i “rincari esponenziali, addirittura oltre il 1000%, del gas metano, il più utilizzato negli stabilimenti di produzione delle conserve di pomodoro”, ma aveva anche puntato il dito contro la parte agricola del bacino del centro-sud, accusandola di “tentativi di speculazione”. (“Siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l’elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti”, aveva dichiarato il presidente di Anicav Marco Serafini).

In Capitanata, dove si colloca circa il 40% della produzione nazionale di pomodoro da industria e oltre l’80% di quella meridionale, i costi di produzione per gli agricoltori nell’anno in corso sono saliti mediamente del 30%. L’aumento di 2 euro a quintale (da 12 euro del 2021 a 14 euro di quest’anno), pari a 2 centesimi al chilo, non è sufficiente a coprire i maggiori oneri derivanti dal rincaro senza precedenti delle materie prime e dell’energia. Tra l’altro, l’aumento dei costi di produzione ha avuto come conseguenza una riduzione di superficie agricola coltivata con un calo nell’offerta.

“Parlare di speculazione, quando già in fase di contrattazione c’era stata una richiesta di 16 euro a quintale, ovvero soltanto 0,16 centesimi per 1 chilo di pomodori, è fuorviante. Così come – rimarca Confagricoltura Foggia – è scorretto accusare il mondo agricolo dell’aumento del prezzo al consumatore”.

La materia prima pomodoro sul prodotto finale incide, infatti, in misura minima rispetto agli altri costi di produzione. Si pensi che, con gli attuali aumenti, per l’industria l’incidenza della materia prima su un barattolo da 400 grammi di pelati è cresciuta soltanto di 0,6 centesimi. Una quota minima rispetto al prezzo allo scaffale.Per questo, il presidente Schiavone sollecita un tavolo di confronto con tutti i componenti della filiera per ridiscutere il prezzo del pomodoro, coinvolgendo anche la grande distribuzione, con l’obiettivo di raggiungere un accordo che attribuisca a tutti gli attori un equo compenso.

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