Giornata della Terra 2022: «Cozze e vongole sopravviveranno anche al riscaldamento globale»

Vongole, cozze e, in generale, i molluschi dell’Adriatico, sopravviveranno al riscaldamento globale. Infatti, anche se a guardarli così, privi di

Inps, Rdc sospeso, non abbandoniamo nessuno
SILAC, società: restiamo a Manfredonia
Festa Patronale. Dievieti e Viabilità

«Cozze e vongole sopravviveranno anche al riscaldamento globale»

Vongole, cozze e, in generale, i molluschi dell’Adriatico, sopravviveranno al riscaldamento globale. Infatti, anche se a guardarli così, privi di pinne e code non lo si direbbe, questi animaletti hanno una «strategia», migrano. Si trasferiscono lì dove le condizioni sono più favorevoli. Poi, quando le cose si riassestano, tornano ai vecchi fondali. E sono migliaia di anni che, in questo modo, hanno gabbato glaciazioni e anni caldi. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology da un team di scienziati guidato da Daniele Scarponi, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, e che include Rafał Nawrot (Università di Vienna), Michele Azzarone (Università di Vienna), Michał Kowalewski (Università della Florida) e Claudio Pellegrini, Fabiano Gamberi e Fabio Trincardi dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr).

Tutti loro, ciascuno con la propria specializzazione, hanno contribuito a studiare l’evoluzione di 70.000 fossili fino a giungere alla conclusione che i molluschi sono incredibilmente resistenti ai principali cambiamenti climatici degli ultimi 130.000 anni.
Il nucleo più antico dei campioni è, infatti, di circa 120.000 anni fa, periodo in cui le condizioni climatiche del Mediterraneo erano più calde delle attuali e potrebbero quindi rappresentare possibili scenari futuri. Il secondo gruppo risale invece all’ultimo periodo glaciale (circa 20.000 anni fa), quando le temperature medie erano circa 6 gradi più basse delle odierne. Infine, la terza serie di fossili risale a circa 5.000 anni fa: un periodo con temperature simili a oggi.

Perché condurre questo studio in Adriatico? «Perché – spiega il geologo Fabiano Gamberi – qui troviamo delle forme morfologiche formatisi durante l’ultimo periodo glaciale. Si consideri che il livello del mare si era abbassato di circa 120 metri e la linea di costa si trovava all’altezza di Ancona». Quindi c’è stato un tempo in cui questo mare speciale era per metà continentale e oggi «sotto lo strato di sedimenti troviamo delle incisioni, sono i vecchi fiumi, come il Po che arrivava più o meno all’altezza di Ancona, poi depositi di lagune che erano molto più a sud di quella di Venezia di oggi».
«I molluschi – dice Fabio Trincardi, sedimentologo direttore Dipartimento terra ambiente CNR – hanno una loro strategia di trasferirsi in funzione dei cambiamenti. E ci son sempre stati cambiamenti climatici naturali, in particolare le glaciazioni. Nell’ultimo milione di anni, quindi abbastanza vicino a noi, si sono succedute glaciazioni e periodi interglaciali caldi. Noi, da 10 mila anni, siamo in uno di questi, ma i 100 mila anni precedenti erano un periodo freddo. Le faune si spostano e l’Adriatico si presta a registrare queste variazioni. Queste faune sono resilienti perché hanno una strategia di lento spostamento da un mare all’altro».

«Lo studio – conclude il prof. Daniele Scarponi – serve a misurare la variabilità naturale di queste comunità, in relazione ai cambiamenti di temperatura. Abbiamo ora un “termometro” che può misurare la febbre di questi ecosistemi e si tratta solo di prelevare campioni nell’Adriatico e vedere se rientrano nel range di variabilità, in termini di quantità e varietà». Ma ci sono altri pericoli che incombono «come l’attività antropica. Pensiamo all’impiego di fertilizzanti in agricoltura che causano un arricchimento di sostanze nutritive nell’acqua che fa sviluppare mucillagini che, infine, consumano ossigeno al fondo decomponendosi. E c’è la pesca intensiva, a strascico. che danneggia la struttura delle comunità».

COMMENTI

WORDPRESS: 0