Decaro rilancia l’allarme: «I Comuni allo stremo».

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Decaro rilancia l’allarme: «I Comuni allo stremo». Il sindaco di Bari e presidente Anci chiede risorse al Governo

Caro energia ed accoglienza profughi dall’Ucraina, Antonio Decaro, presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari ribadisce l’allarme lanciato nei giorni scorsi e batte cassa col Governo. «Senza una sostanziosa iniezione di nuovi fondi, i Comuni saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini: inizieremo a spegnere i monumenti, ma è il meno. Infatti noi, oltre a illuminare le città, gestiamo la raccolta dei rifiuti, gestiamo il trasporto pubblico. Anche il riscaldamento delle scuole, che è una funzione statale, grava sulle casse comunali», dice il sindaco del capoluogo, dal palco del teatro Kursaal Santalucia, a margine dell’incontro organizzato dalla Cgil Puglia sul tema «Lavoro e pandemia. Ripensare le città».

Con la pandemia ancora in corso, le nuove emergenze generate dalla guerra stanno mettendo a dura prova la tenuta dei bilanci delle amministrazioni comunali.

E i sindaci sono chiamati a fare i salti mortali per evitare di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, già stremati da una crisi strisciante che su trascina da anni, di volta in volta corroborata da variabili impazzite come il Covid o il conflitto russo ucraino. «Da qualche parte i soldi li dobbiamo prendere, ma non credo sia il momento di chiedere soldi ai nostri concittadini», dice ancora.

Quanti soldi mancano all’appello?

«Solo per l’energia mancano 350 milioni, e parlo dei primi tre mesi dell’anno. Poi c’è il resto, ma è davvero difficile quantificarlo».

È solo la crisi prolungata a mettere in crisi i Comuni?

«Sono diminuite le entrate fiscali e le spese per l’energia hanno avuto una netta impennata: per il primo trimestre del 2022 il Governo ha stanziato 200 milioni, cifra assolutamente insufficiente a coprire i costi sostenuto fino a marzo, figuriamoci cosa accadrà nei prossimi mesi. E adesso bisogna fare i conti con le notevoli risorse destinate al Welfare, dopo l’emergenza Covid, siamo alle prese con l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra».

Quanto pesa in termini economici la solidarietà agli ucraini?

«Parecchio. Ci siamo accollati una serie di spese senza avere la minima idea sulle risorse sulle quali possiamo fare affidamento. Infatti, sono in prima linea i nostri servizi sociali, abbiamo dovuto assumere i mediatori culturali (a sostegno dei bimbi ucraini che vanno scuola e non parlano l’italiano) e facciamo la rendicontazione delle associazioni no-profit. E poi bisogna aggiungere il problema dei minori ucraini non accompagnati. Lo Stato ci dà un rimborso di 45 euro al giorno per ciascun bambino, ma in molte regioni questa cifra è la metà di quello che serve. In definitiva, con le spese destinate ad aumentare, rischiamo di dover tagliare i servizi ai cittadini».

Qual è la soluzione?

«Chiediamo di poter utilizzare nell’immediato gli avanzi di bilancio per la spesa corrente. Ci sono soldi che i Comuni hanno stanziato lo scorso anno, ma senza spenderli. Chiediamo che vengano resi disponibili subito, ma senza una norma dello Stato, sarebbe possibile solo a settembre, in fase di assestamento di bilancio. Inoltre, si potrebbe dare attuazione alla legge del 2019 che prevede che gli interessi sui mutui accesi anni fa dai Comuni per le opere pubbliche siano a carico dello Stato».

Esiste il rischio di aumento delle tasse?

«Lo ribadisco. Non mi sembra proprio il momento».

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