Foggia, micro-cellulari e droga in carcere: così la mafia prova a gestire gli affari sporchi in Capitanata

Non scopriamo oggi che la situazione nel carcere di via delle Casermette, già a partire dalla carenza di organico rispetto al numero di detenuti d

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Non scopriamo oggi che la situazione nel carcere di via delle Casermette, già a partire dalla carenza di organico rispetto al numero di detenuti distretti, sia davvero complicata. Una criticità mai risolta e acuita dal taglio lineare di qualche anno fa, di circa 500 unità, che ha colpito tutte le strutture carcerarie pugliesi.

Ma non è questo l’unico problema di Foggia, tenuto conto che nell’istituto penitenziario teatro della maxi rivolta ed evasione avvenuta nel marzo 2020, dove vi sono reclusi per mafia e omicidi, continuano ad entrare telefonini e sostanze stupefacenti, i cui tentativi nella stragrande maggioranza dei casi sono stati stroncati sul nascere o attraverso attività investigative che nei giorni scorsi, ad esempio, hanno portato alla scoperta dell’azione di un detenuto che aveva provato a far entrare la droga nelle celle ingerendo gli ovuli contenenti la sostanza stupefacente.

Più di una volta i segretari delle organizzazioni sindacali avevano evidenziato il pericolo che nel carcere di via delle Casermette comandassero i clan e che da lì continuassero a gestire gli affari sporchi in Capitanata. Gli ordini verrebbero impartiti tramite sms con l’utilizzo di micro-cellulari.

Nell’audizione di ieri in commissione Giustizia del dott. Parisi, direttore generale del personale del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, l’on. Michele Bordo ha posto con forza i tanti problemi del carcere di Foggia, a partire dalla carenza di personale e dall’insufficienza della struttura. “Ho anche chiesto di intensificare i controlli per impedire che nell’istituto continuino ad entrare telefoni e sostanze stupefacenti, e ribadito la gravità di quanto successo nel 2020 con la rivolta e l’evasione di detenuti per omicidio e per reati di mafia, sollecitando massimo impegno affinché simili situazioni non si ripetano in futuro. D’altronde, sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini terribili di quella rivolta con i reclusi che per strada minacciavano cittadini inermi e rubavano auto ai passanti”.

Il dott. Parisi, che nella replica ha sottolineato come la situazione del carcere di Foggia costituisca per l’amministrazione una ferita ancora aperta, ha garantito massimo impegno per dotare prima possibile l’istituto di un comandante stabile, per realizzare un nuovo ed efficiente sistema di videosorveglianza, per aumentare, attraverso il piano mobilità, l’organico della polizia penitenziaria. “Per quanto mi riguarda, continuerò a vigilare per verificare fino in fondo il mantenimento di questi impegni. Il carcere deve sicuramente servire alla rieducazione dei detenuti, come dice la nostra Costituzione, ma l’amministrazione penitenziaria, allo stesso tempo, deve fare tutto il necessario per garantire la massima sicurezza di chi opera nell’istituto e dei cittadini”

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