Una tradizione secolare ormai svanita

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LA PESCA DELLE SEPPIE nel golfo di Manfredonia, a ragione della sua importanza, è sempre stata regolamentata con precise normative che ne hanno disciplinato l’esercizio. Una attività particolare praticata sin dalla Sipontum romana tant’è si vuole che il toponimo derivi per l’appunto da Sepius per l’abbondanza di seppie. Le sponde del golfo garganico hanno funto da nido ideale per la riproduzione di quei molluschi tanto apprezzati dai buongustai che hanno elaborato numerose ricette per esaltarne le qualità organolettiche. Indubbiamente una prelibatezza della tavola.
PER QUESTE sue caratteristiche, la pesca delle seppie si è sempre più estesa a pescatori provenienti da altre marinerie oltre quella sipontina-manfredoniana. Il che ha provocato non pochi problemi che si è cercato di risolvere con l’emanazione di regolamenti ai quali i pescatori erano tenuti ad attenersi scrupolosamente. La regolamentazione della pesca delle seppie era conseguente al fatto che zona di pesca redditizia era quella di qualche centinaio di metri più prossima al litorale di Siponto. Il mare più era prossimo alla riva e più era ricco di esemplari di seppie che si affrettavano a depositare le proprie uova lungo l’arenile. E dunque più ambiti erano quei tratti di mare. Di qui la necessità di disciplinarne l’accesso a fronte di una richiesta crescente di pescatori.
IL C RITERIO escogitato è stato quello di suddividere lo specchio di mare antistante Siponto in appezzamenti regolari; sulla falsariga di come avviene per i terreni. L’autorità marittima predisponeva la mappa del golfo sulla quale erano tracciati i rettangoli corrispondenti alle aree nelle quali praticare la pesca. A quel punto nasceva un altro problema: come assegnare quegli “appezzamenti”? Il criterio escogitato consolidato dalla tradizione è stato quello del sorteggio dei numeri che identificavano ciascuna particella.
LA DATA fissata dalla tradizione è quella corrispondente alla ricorrenza di San Giuseppe, agli inizi della primavera, la stagione in cui le seppie in massa si affrettano a deporre le uova. È la “campagna delle seppie” che si protrae per qualche mese e per i pescatori è una manna dal cielo dopo la stagione fredda. La cerimonia del sorteggio avveniva nella Capitaneria di porto, con la presenza dei pescatori interessati. I fortunati erano quelli che “pescavano” le particelle più prossime alla riva ritenute favorevoli alla cattura delle seppie che avveniva, così come avviene ancora oggi, predisponendo delle barriere di reti, dette da “posta”, nelle quali i molluschi finiscono impigliati. Non era insolito che avvenissero degli scambi di appezzamenti. Così come non sono mancate invasioni di aree finite anche nel sangue.
UNA TRADIZIONE carica di significati che legano ed esaltano storia, lavoro, cultura di una attività, quella del mare, che ha caratterizzato e sorretto l’economia di Manfredonia, che da qualche anno si è interrotta: il sorteggio delle aree di pesca delle seppie, disertato dai pescatori. Una circostanza sulla quale si sono addensate voci disparte; tra le altre quella che vorrebbe un “sorteggio” in forma privata del quale tuttavia nulla si sa. Una pratica cui non si sono piegati i pescatori di Zapponeta che effettuano regolarmente il democratico sorteggio delle aree di pesca.
UN PASSO indietro della marineria sipontina, nel pieno silenzio delle “autorità preposte”, in un contesto economico-sociale nel quale quella tradizione poteva essere un riferimento originale e straordinario per valorizzare ed esaltare con una adeguata manifestazione, le peculiarità di una attività di grande richiamo anche in chiave turistica.
Michele Apollonio

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