Puglia: pane e focaccia vanno alle stelle: un chilo costa 3,5 euro

A quanto pare, siamo solo all’inizio. Il conflitto in Ucraina, infatti, ha determinato più che altro effetti speculativi. Il reperimento della mat

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PANE

A quanto pare, siamo solo all’inizio. Il conflitto in Ucraina, infatti, ha determinato più che altro effetti speculativi. Il reperimento della materia prima, già ora ridotta anche a causa dei blocchi alle importazioni, sarà piuttosto un problema futuro, dal momento che la semina in primavera nel granaio di Europa (l’Ucraina, appunto) non avverrà e che i nostri agricoltori per estirpatura, rullatura, semina e concimazioni dovranno fare i conti con aumenti rilevanti. Sarà necessario, dunque, rivedere le fonti di approvvigionamento e riorganizzare il mercato interno.

FATTORI Per ora quindi a incidere è altro: a pesare sul prezzo finale del pane (per oltre il 90%) sono l’energia, l’affitto degli immobili e il costo del lavoro. Coldiretti ha calcolato che dal grano al pane il prezzo aumenta di 19 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito. Ma se ci fosse davvero una costante non si giustificherebbero differenze così abissali da una parte all’altra della penisola, pur tenendo conto dei differenti costi di gestione per i panificatori e del difforme potere d’acquisto da parte dei consumatori.

BARI Bari non raggiunge certamente le quotazioni al dettaglio di altre città italiane, ma anche qui si registra un balzo considerevole del prezzo del pane con una oscillazione, a seconda dei comuni, fra i 2,8 e i 3,5 euro al chilo per una classica rosetta prodotta con la farina. Ma i ritocchi sono più elevati con altri ingredienti: il pane di semola ha sfondato di gran lunga i 3 euro al chilo fino a toccare i 4 euro; un chilo di prodotto al 100% integrale supera i 5 euro e può arrivare a sfiorare i 6. I valori, peraltro, sono ancora sotto la media se si considera che Assoutenti ha calcolato che la vendita del pane in Italia si attesta mediamente sui 5,32 euro al chilo con punte record a Ferrara dove viene venduto anche a 10 euro.

RIALZI Anche chi ha provato a resistere, mantenendo nei giorni scorsi il prezzo sotto i 3 euro, ha dovuto alla fine ritoccare i listini, adeguandosi all’andamento generale, soprattutto per far fronte agli aumenti dei costi di gestione e in previsione (almeno per chi non ha la capacità di immagazzinare scorte) di possibili ulteriori picchi a breve termine. Cosicché si sono registrati da un giorno all’altro scostamenti anche di 50 centesimi, con l’effetto tutt’altro che trascurabile di un calo dei consumi delle famiglie e quindi di una forte riduzione delle vendite, almeno nei panifici tradizionali, colpiti da una concorrenza spietata da parte della grande distribuzione, ancor più aggressiva in tempi di economia di guerra. Peraltro, i rincari (la cui progressione è indefinibile: si prevede un ulteriore +15% almeno a breve termine) non si fermano soltanto al bene primario per eccellenza, ma riguardano anche prodotti tradizionali. La focaccia barese, ad esempio, non si vende ormai a meno di 7 euro al chilo (e fino a 9 euro), anche a causa del balzo dei pomodori, venduti ai panificatori a non meno di 3 euro al chilo.

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