DOVEVA ESSERE l’ultima spiaggia per chiudere l’annosa e turbolenta questione Energas che si trascina tra alti e bassi e colpi di scena da oltre un
DOVEVA ESSERE l’ultima spiaggia per chiudere l’annosa e turbolenta questione Energas che si trascina tra alti e bassi e colpi di scena da oltre un ventennio. Ma così non è stato. In questa contorta vicenda spunta sempre un’ultima spiaggia che all’unga l’attesa per l’epilogo. Ma questa sulla quale è naufragata, potrebbe, dovrebbe, essere veramente l’ultima. Anche perché oltre quella c’è l’abisso.
LA SORTE del progetto di un megaimpianto di Gpl localizzato nelle campagne confinanti con l’area industriale di Coppa del Vento, alla periferia ovest di Manfredonia con diramazioni fino al porto industriale, sarà esaminata e dunque decisa (si spera) dal Consiglio dei ministri (non è stata fissata la data) al quale dovrebbe essere presente il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in rappresentanza delle comunità daunie interessate. Al massimo consesso collegiale esecutivo del Governo italiano la questione Energas è approdata dopo una lunga estenuante trafila nella quale sono entrati a discuterne una caterva di enti e ministeri senza che mai nessuno sia stato in grado di porre un punto decisivo.
LA BATTAGLIA, perché di vera battaglia si tratta combattuta sul filo di rasoio della tecnologia, della legalità, dell’economia, dell’ambiente, ha visto essenzialmente difronte il patron di Enegas, il napoletano Dino Menale, e la città di Manfredonia compatta nelle rappresentanze politiche, culturali, ambientali, associative. A fronte delle ragioni suffragate da pareri tecnici e legali del proponente imprenditore, si sono alzate come un muro invalicabile le ragioni urbanistiche, paesaggistiche, naturalistiche, di sicurezza opposte da Manfredonia. Cui si sono unite le non sempre coerenti posizioni contrarie all’impianto, delle varie autorità coinvolte.
UNA DIFESA ad oltranza ribadita in un documento a firma di una ventina tra associazioni, enti, organizzazioni varie tra cui anche quelle faceti capo alla chiesa sipontina, e inviato alla presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Regione Puglia, al Comune di Manfredonia, agli organi e alle rappresentanze politiche pugliesi. In sintesi i motivi della opposizione: incoerenza pianificatoria (conflitto con impianti eolici e fotovoltaici); conseguenze di carattere sociale (oltre vent’anni di lotta e di patimenti Enichem); rischio di incidente rilevante; la non strategicità del deposito Gpl; economia cittadina volta su altri orizzonti; deposito in area archeologica concomitante col Parco Nazionale del Gargano; riapertura della procedura di infrazione comunitaria per l’insistenza dell’impianto in zona ZES; rispetto della volontà popolare. Le premesse pe il rinnovato appello per <un diniego conclusivo che chiuda definitivamente questo annoso procedimento decisionale>.
LE ATTESE sono di fiducia per un esito conforme alle richieste di Manfredonia per porre fine ad un processo andato ben oltre ogni plausibile misura non solo temporale e che minaccia di compromettere altre iniziative già in itinere. Peraltro molte cose in questi vent’anni sono cambiate e che non si possono non tener in conto. Il porto per esempio sul quale sono già state disposte delle concessioni, la istituzione delle ZES verso le quali si vanno orientando altre attività, le aree industriali che tornano ad essere appetite da imprenditori sospinti dal PNRR. Ma altre opportunità alternative o complementari premono all’orizzonte come il turismo culturale, l’archeologia un filone di grade interesse.
Michele Apollonio
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