Da Campo ad Amati, in Puglia il PD è spaccato: “Chiediamo trasparenza, confronto e scelte dal basso”

In vista del prossimo congresso regionale del Partito Democratico, Fabiano Amati, Michele Bordo, Paolo Campo, Giacomo Fronzi, Gianni Giannini, Michele

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In vista del prossimo congresso regionale del Partito Democratico, Fabiano Amati, Michele Bordo, Paolo Campo, Giacomo Fronzi, Gianni Giannini, Michele Lamacchia, Elisa Mariano, Federico Massa, Ruggero Mennea, Michele Mazzarano, Luigi Quaranta, Andrea Russo, Corrado Tarantino, Giuseppe Taurino, Liliana Ventricelli, Gaetano Blè, Maria Grazia Cascarano, Domenico Lasigna, Sebastiano Stano, hanno sottoscritto un documento attraverso il quale chiedono trasparenza del tesseramento, confronto aperto e partecipato sulla linea politica, scelta del segretario originata dal basso

“La partecipazione e l’agibilità democratica, da sempre tra i valori fondativi della nostra comunità politica, rischiano di essere negati totalmente nel congresso regionale del Partito Democratico di Puglia. I sottoscrittori di questo documento sono tra quanti hanno segnalato – più volte e in più sedi, privatamente e pubblicamente – il rischio che l’imprescindibile e necessaria discussione sull’attuale fase politica pugliese fosse, di fatto, smorzata e infiacchita dall’ennesima cooptazione del segretario regionale, utile solo a garantire l’unità di facciata del partito.

Come già detto e scritto, riteniamo non più rinviabile il confronto sulla linea politica del Partito Democratico pugliese, sui percorsi da intraprendere e gli obiettivi da raggiungere di qui ai prossimi 4 anni, sulla relazione tra il partito e le rappresentanze istituzionali regionali come su quella tra il partito e l’aggregazione di civiche che si va formando, sulle politiche da elaborare e attuare in Regione Puglia per promuovere una compiuta ripresa economica e i processi di transizione, affrontare bisogni e disuguaglianze, migliorare la qualità della vita dei pugliesi.

Su questi e altri temi, prima di arrivare all’individuazione di un candidato unitario alla segreteria regionale, avremmo voluto discutere in ogni organismo politico e con il contributo delle rappresentanze istituzionali. Abbiamo sollecitato più volte il confronto e non abbiamo mai avuto alcuna risposta, come se non fosse importante aprire la discussione e promuovere la partecipazione. Come se la scelta del segretario regionale del Partito Democratico non debba essere frutto di un processo politico originato dal basso, con il coinvolgimento reale di Circoli cittadini e Federazioni provinciali. Come se la sua elezione debba essere solo espressione di un accordo a tavolino tra pochi intimi e senza una chiara piattaforma politica, al pari di quanto avvenuto in diversi congressi negli ultimi anni.

Senza rendersi conto che così facendo il partito rischia sempre più concretamente la marginalizzazione e gli organismi dirigenti finiscono con il riunirsi sempre più raramente e con una partecipazione sempre più ridotta a scapito dell’iniziativa politica. Non si tratta di dare vita ad un’esperienza correntizia a tutela di posizioni precostituite; ciò che noi chiediamo è discutere apertamente di politica e giungere alla più ampia condivisione del percorso da seguire e alla individuazione della figura più adatta a guidarci lungo questo percorso.

A fronte della chiusura manifestatasi con il silenzio di queste settimane, avvertiamo il dovere etico e politico di porre una serie di questioni formali e sostanziali dalla cui soluzione dipende la legittimità stessa del congresso che si vorrebbe celebrare in appena un mese a cavallo delle festività natalizie e che solo per questo meriterebbe di essere bloccato.

La prima e fondamentale questione è la trasparenza del tesseramento. Premesso che riteniamo non esente da rilievi il regolamento approvato dal commissario, nell’immediato abbiamo formalizzato la richiesta di prendere visione dell’anagrafe degli iscritti per sapere quanti siano ad oggi i tesserati al Partito Democratico della Puglia e se ci sia piena corrispondenza tra il numero delle iscrizioni e i versamenti delle quote associative. Il tema è tanto formale quanto sostanziale, giacchè la candidatura a segretario regionale deve essere sostenuta da un minimo di 250 e un massimo di 600 tesserati: non sapendo chi siano gli iscritti, nessuno è in grado di promuovere legittimamente una candidatura o di verificarne la legittimità.A partire dagli esiti che avranno le nostre istanze politiche e formali, valuteremo approfonditamente la legittimità di ogni singolo atto congressuale e decideremo come e se proseguire il confronto, allo scopo di giungere alla celebrazione di un congresso regionale trasparente e che non si limiti ad un mero accordo su chi deve essere il futuro segretario”

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