UNA DOMUS nel cuore della Siponto romana e medievale e un’area nei pressi dell’Anfiteatro riconducibile all’età augustea, sono le prime risultanze d
UNA DOMUS nel cuore della Siponto romana e medievale e un’area nei pressi dell’Anfiteatro riconducibile all’età augustea, sono le prime risultanze della campagna di scavi condotta nell’area archeologica dell’antica Siponto appena terminata. L’annuncio è del professore Giuliano Volpe, archeologo dell’Università di Bari che assieme all’ateneo di Foggia, ha diretto una cinquantina tra studenti e dottorandi nella «non facile attività di scavo di un’area sostanzialmente ignota che richiesto una organizzativa complessa e impegnativa, ma i risultati sono più che soddisfacenti, una buona premessa per la ripresa dello scavo l’anno venturo».
QUELLA appena terminata è la prima sezione di una campagna di scavi progettata organicamente per indagare sulle stratificazioni accumulatesi in oltre dodici secoli, dall’età romana alla fine, avvenuta per via di un maremoto nel 1250, di quello che è stato uno dei centri più importanti del sud impiantato dai romani, che si affacciava su quella che all’epoca era una laguna che si estendeva fino ad Arpi oggi Foggia.
IL LAVORO sul campo è stato preceduto da una accurata introspezione geofisica del sottosuolo. «Un sussidio scientifico risultato preziosissimo» annota Volpe. «In questa prima fase – spiega – abbiamo indagato una porzione della città romana e medievale di circa 400 metri quadri individuando una grande domus affiorata solo poche decine di centimetri dal piano di calpestio, ma sotto la domus coperti da pesanti strati di crollo, abbiamo individuate altre strutture più antiche della domus. Forse una potente torre abbattuta nell’arco del medioevo sulla quale è stata impostata la domus. Naturalmente ci riserviamo di meglio definire la situazione dopo lo studio e la catalogazione dei materiali e reperti rinvenuti».
L’ALTRA AREA indagata è quella più a nord che ha come riferimento l’anfiteatro databile ai primi decenni dell’impero romano. «La struttura – rileva Volpe – si trova in una masseria privata il che non agevola il nostro lavoro. Nel tempo peraltro quell’area ha subito profonde trasformazioni. Abbiamo potuto accertare – ragguaglia – che l’anfiteatro aveva dimensioni considerevoli, 85 per 70 metri; ma al momento abbiamo potuto analizzare solo pochi metri di un muro. L’anfiteatro è stato dismesso in epoca medievale a su di esso e intorno ad esso si è andata realizzando una zona abitata con case più piccole, un cimitero che insiste sull’area dell’anfiteatro evidentemente dismesso come tale. Sono state rinvenute sepolture e ossa umane, ma anche fosse granarie».
ANCHE QUESTA un’area di estremo interesse che sarà indagata nella prossima campagna di scavo «che dovrà scendere – annuncia Volpe – negli strati romani». Nel frattempo si cercheranno altri indizi e conferme nello studio dei reperti rinvenuti: frammenti di piatti decorati, anfore, maioliche e le stesse ossa. I reperti saranno trasferirti nei laboratori universitari di Bari e Foggia per poi essere riportati a Manfredonia.
INTANTO tutto quanto riportato alla luce sarà visibile anche se opportunamente protetto per evitare pericoli e manomissioni. A breve quei ruderi strappati dall’oblio del tempo ma anche dal disinteresse di autorità cittadine poco attente, potranno rientrare nel perimetro del Parco archeologico di Siponto e quindi, opportunamente organizzati, essere vistabili dal pubblico, specialmente da scolaresche anche dei vari centri viciniori.
Michele Apollonio
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