“Nel settore alberghiero pugliese mancano almeno seimila persone, ossia il trenta per cento del fabbisogno totale che è di circa 25mila lavoratori”: è
“Nel settore alberghiero pugliese mancano almeno seimila persone, ossia il trenta per cento del fabbisogno totale che è di circa 25mila lavoratori”: è quanto sostiene Francesco Caizzi, presidente pugliese e vicepresidente nazionale di Federalberghi, facendo il punto sullo stato della ripartenza del settore.
“Ciò è dovuto all’effetto combinato di due fattori – precisa Caizzi – di cui il primo è la ritardata ripartenza in Italia rispetto ad altre nazioni. Gli stagionali non riescono a ottenere contratti della durata necessaria per poter percepire la Naspi, ovvero il sussidio di disoccupazione.
La seconda ragione sta nel fatto che le persone preferiscono, a questo punto, il Reddito di cittadinanza o, in alternativa, chiedono di lavorare in nero. I lavoratori che mancano sono andati in Grecia e in Spagna e non c’è modo di trovarne altri”.
Secondo Caizzi, nel composito settore alberghiero pugliese, il fenomeno è piuttosto generalizzato e tale, in termini di proporzioni, da produrre effetti in negativo non trascurabili nella gestione delle attività ricettive. “Osserviamo carenza di personale un po’ ovunque, negli alberghi, nei camping, nei villaggi, ma anche nei ristoranti, nei bar e negli stabilimenti balneari.
La penuria di personale ha proporzioni non trascurabili, con inevitabili ripercussioni. In sostanza, le strutture dovranno essere gestite con meno personale rispetto alle necessità, con tutte le conseguenze del caso”.
La penuria di addetti, secondo il numero due di Federalberghi nazionale, riguarda quasi tutte le figure professionali: “Non troviamo capi ricevimento, apprendisti, stagisti, ragazzi che escono dalle scuole alberghiere – conclude Caizzi – e che potrebbero essere inseriti. Mancano le figure qualificate che sono andate a lavorare all’estero”.
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