Sta facendo discutere il calvario di Daniela, 37enne di Manfredonia residente a Roma che aveva scelto di morire per non soffrire più. La giovane tre t
Sta facendo discutere il calvario di Daniela, 37enne di Manfredonia residente a Roma che aveva scelto di morire per non soffrire più. La giovane tre tumori, al sistema neuroendocrino, al pancreas e al fegato. Voleva il suicidio assistito ma è morta lo scorso 5 giugno, poche settimane prima che il Tribunale di Roma potesse esprimersi sulla sua richiesta, in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale. La sua storia è stata affrontata nelle scorse ore dall’associazione Luca Coscioni nel corso di una conferenza stampa alla Camera per dare inizio alla raccolta firme sul referendum per l’eutanasia. “Ho vissuto una vita da persona libera. Vorrei essere libera di morire nel migliore dei modi”, aveva auspicato Daniela che, senza più alcuna speranza di guarigione, aveva chiesto di poter essere ‘libera di morire’ accanto ai suoi cari.
Per raggiungere il suo scopo Daniela si era rivolta all’associazione Coscioni e lo scorso febbraio aveva chiesto alla Asl di Roma, dove viveva, la verifica delle condizioni necessarie per poter ricorrere al suicidio assistito: dopo il secco “no” ricevuto non si era arresa e aveva deciso di ricorrere al Tribunale della capitale, che aveva fissato un’udienza per il 22 giugno. Le condizioni della donna hanno però reso necessaria un’accelerazione. La visita di verifica delle sue condizioni di salute da parte dell’Asl di Foggia era stata programmata per il 7 giugno, ma Daniela due giorni prima è morta. “È inaccettabile che chi è nelle condizioni di Daniela sia costretta a un simile calvario. I malati non possono aspettare i tempi della burocrazia”, hanno commentato stamattina Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’associazione Coscioni. “Urge una legge per poter garantire la possibilità di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze insopportabili. Di fronte al silenzio del Parlamento il referendum è l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia”.
La raccolta firme per il referendum sul “fine vita” è cominciata oggi: ne saranno necessarie 500 mila entro il 30 settembre e i primi tavoli sono stati allestiti tra Milano e Roma. Il testo prevede una parziale abrogazione dell’articolo 579 del codice penale, quello sull’omicidio del consenziente per cui “chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni”.
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