Sentiti anche Pio e Amedeo e il vescovo di Foggia nel processo per l’estorsione all’ex direttore della Caritas

Comincia ad entrare nel vivo il processo davanti al tribunale di Foggia (presidente Civita, giudici a latere Mannini e Ronzino) a carico di due 40enni

LA MISURA E’ COLMA
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Comincia ad entrare nel vivo il processo davanti al tribunale di Foggia (presidente Civita, giudici a latere Mannini e Ronzino) a carico di due 40enni foggiani, accusati di avere estorto all’ex direttore della Caritas Diocesana la somma di 11.500 euro (a fronte dei 20.000 richiesti), con la minaccia di diffondere alcuni video (girati all’insaputa del sacerdote), nei quali si vedeva il prelato in atteggiamenti sessuali con uno dei due. Gli imputati si dichiarano innocenti e anzi accusano il sacerdote di avere approfittato delle condizioni di minorazione fisica di A.D. per avere favori sessuali, mentre l’altro imputato L.M. avrebbe ingiuriato e minacciato il sacerdote perché indignato per quanto accaduto all’amico disabile mentale.

Il Tribunale ha disposto la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali, ma soprattutto ha accolto le richieste del difensore di L.M., l’avvocato Michele Sodrio, di sentire in aula anche i due comici foggiani Pio e Amedeo, nonché uno degli inviati delle Iene, Pablo Trincia.

“Evidentemente il nostro non è un capriccio – ha dichiarato Sodrio -, tant’è che il Tribunale ha ammesso la mia lista testi. Pio e Amedeo, così come Pablo Trincia delle Iene, erano stati contattati dal mio cliente subito dopo essere entrato in possesso dei video compromettenti, perché voleva che tutti sapessero cosa era accaduto e voleva in qualche modo ‘vendicare’ l’amico disabile. Quindi se L.M. voleva diffondere quei video per uno scopo ‘morale’, come avrebbe potuto utilizzarli successivamente per ricattare il prete?”.
Aggiunge poi l’avvocato Sodrio anche un commento sulla prossima testimonianza di Vincenzo Pelvivescovo di Foggia: “Anche questa è una testimonianza per noi assolutamente necessaria, perché risulta in atti che il vescovo era venuto a conoscenza della vicenda e non certo dal mio cliente, ma da un altro prete. Quindi se la notizia delle molestie sessuali era nota negli ambienti ecclesiastici, come poteva il mio cliente minacciare di diffondere un fatto che era già conosciuto da molte persone? Sono certo che nel processo la verità in questa triste e squallida vicenda verrà a galla. Conoscevo bene l’ex direttore della Caritas e posso testimoniare che è sempre stato sensibile e impegnato per i meno fortunati. Ricordo in particolare il suo impegno per il reinserimento dei detenuti, quindi sul piano personale provo enorme amarezza, ma resto convinto che L.M. non abbia commesso alcuna estorsione”.

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fonte L’Attacco

 

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