IL PROGETTO di insediamento industriale nell’area Zes portuale proposta dalla Seasif Holding, ha scatenato una massiccia presa di posizione delle as
IL PROGETTO di insediamento industriale nell’area Zes portuale proposta dalla Seasif Holding, ha scatenato una massiccia presa di posizione delle associazioni locali di ispirazione ambientalista. In una lettera inviata all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale e per conoscenza alla magistratura, a vari ministeri, al direttore marittimo per la Puglia, all’ASI di Foggia, alla Regione Puglia, ai commissari straordinari del comune di Manfredonia, Lipu, Italia Nostra, Manfredonia Nuova, Comitato Associazioni Operanti nel sociale (CAONS), Magliette Bianche, Verdi di Manfredonia, Territorio Zero, Manfredonia in Movimento, Coordinamento Salute Ambiente, Meetup Cinque Stelle di Manfredonia, hanno esplicitato «la propria opposizione al rilascio di una concessione demaniale venticinquennale delle banchine A1 e A2 alla società Geoghem Logistic e della banchina A5 del porto industriale di Manfredonia, entrambe società controllate dal gruppo Seasif Holding Limited».
E MENTRE l’associazione Caons si è dilungata sulla contestazione delle attività specifiche oggetto dell’iniziativa industriale, Manfredonia Nuova ha chiesto l’accesso agli atti. «La Nostra Associazione ritiene – è detto nella richiesta – che la gestione del porto industriale debba rientrare in un programma/progetto politico più lungimirante, che tenga presente gli aspetti economici, occupazionali e ambientali. Bisogna decidere quali prospettive di sviluppo dare a quell’area e bisogna farlo attraverso processi di trasparenza, partecipazione e programmazione che coinvolgano l’intero territorio/l’intera città. Non possiamo essere alla mercé di decisioni calate dall’alto, che poco hanno a che fare con la tutela degli interessi della Città. Non abbiamo preclusioni verso progetti di sviluppo, ma occorre trasparenza e verificabilità».
I FIRMATARI della lettera hanno sintetizzato in dieci punti le ragioni della loro posizione. Tra le altre: «la concessione demaniale venticinquennale di tre banchine su cinque e di trenta ettari dell’area retroportuale alla Seasif e sue controllate in un contesto di ZES e Zona Franca Doganale in definitiva, oltre a ledere gli interessi legittimi di altri operatori economici, attribuisce di fatto alla stessa un regime di monopolio assoluto con il potere di decidere per venticinque anni le sorti economiche dell’intera zona industriale; le Linee Guida del Piano Regolatore Portuale (2014) hanno dichiarato l’inadeguatezza delle infrastrutture portuali esistenti alla normativa sismica vigente». In definitiva le associazioni sostengono che «non si possono rilasciare concessioni demaniali di due banchine del porto, a chicchessia, senza che sia stato presentato un business-plan e un progetto, almeno di massima, riguardo le attività per le quali si chiede la concessione» e chiedono «il respingimento dell’istanza; l’adozione urgente di una formula di accesso e trasparenza».
LA REGIONE Puglia ha intanto indetto per martedì 30 prossimo, un tavolo nel quale sarà esaminata con la partecipazione anche di tecnici, la proposta industriale della Seasif alla luce delle normative di legge in vigore.
Michele Apollonio
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