Dal 2018 a oggi, cioè da quando la Regione ha presentato la prima denuncia che segnalava possibili truffe sull’indennità compensativa in agricoltura,
Dal 2018 a oggi, cioè da quando la Regione ha presentato la prima denuncia che segnalava possibili truffe sull’indennità compensativa in agricoltura, il «conto» per le casse pubbliche pubbliche è salito a 28,2 milioni di euro. Quasi 5 milioni in più, in gran parte attribuibili alle spese legali incassate dagli avvocati Michele Primavera e Oronzo Panebianco.
Giovedì il Tribunale del Riesame ha detto «no» al ricorso presentato dai due professionisti che la Procura di Bari ritiene le menti di una associazione per delinquere finalizzata alla truffa: avrebbero messo su – dice l’accusa del procuratore Roberto Rossi e del pm Francesco Bretone – un sistema in grado di moltiplicare gli oneri in proprio favore, partendo dalle vecchie sentenze sull’indennità compensativa (i contributi agli agricoltori degli anni ‘90) e producendo migliaia di decreti ingiuntivi.
La conferma è proprio nei nuovi dati che la tesoreria regionale ha trasmesso in Procura: nel solo 2018, a fronte di una sorte capitale (i soldi teoricamente spettanti agli agricoltori) di appena 13mila euro, gli avvocati avrebbero incassato 2.010.000 euro di spese legali. Un «giochino» (la definizione è del gip Abbattista) che, secondo le indagini affidate alla Finanza e tuttora in corso, non sarebbe ancora cessato. E non solo perché Primavera e Panebianco hanno inviato Pec con ingiunzioni di pagamento appena due giorni prima che scattassero gli arresti domiciliari.
Lunedì, infatti, in commissione Bilancio della Regione si discuterà un disegno di legge che contiene un debito fuori bilancio da 18mila euro: sono soldi che Banca Intesa ha già pagato agli avvocati sulla base di un’ordinanza di assegnazione del Tribunale, e per i quali vanno sistemate le carte contabili.
Sul provvedimento è stata chiesta l’audizione della coordinatrice dell’Avvocatura, Rossana Lanza e di un dirigente dell’assessorato all’Agricoltura: ma di situazioni simili ancora pendenti (cioè di pagamenti fatti su ordine del Tribunale) ce ne sono, come dimostrano i nuovi dati, diverse centinaia. A fronte di appena 3,7 milioni di sorte capitale (cioè di arretrati sull’indennità compensativa agricola) erogati dal 2006 al 31 dicembre scorso, la Regione ha finora pagato 24,5 milioni di spese legali. E il totale potrebbe non essere definitivo: eppure finora i sequestri per 23 milioni ordinati dal gip hanno colpito somme infinitamente più basse.
Le indagini, come detto, vanno avanti anche su situazioni parallele che riguardano i rapporti tra la Regione e altri legali, oltre che per accertare se la banda dei decreti ingiuntivi possa aver contato su appoggi negli uffici dell’ente. Giovedì il Tribunale del Riesame ha discusso i ricorsi presentati da altri due arrestati, l’avvocato Susi Iorio e Renzo Pedico, presidente di una associazione di consumatori di Barletta. In precedenza i giudici della Libertà avevano respinto anche il ricorso di Enrico Primavera, figlio di Michele, anche lui ai domiciliari. Più complessa la situazione di Giuliana Tarantini, dipendente della cancelleria delle Esecuzioni del Tribunale di Bari che risponde di corruzione.
La donna (avvocato Massimiliano Carbonara) giovedì 7 ha avuto la revoca dell’ordinanza cautelare per un problema di notifiche ed è tornata libera, ma il giorno seguente le sono stati nuovamente imposti i domiciliari. E così giovedì ha sostenuto un secondo interrogatorio di garanzia e ieri ha ri-presentato il ricorso al Riesame.
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