Un bonus anche per le attività culturali periferiche

LA PANDEMIA da Covid-19 ha stravolto quel vivere normale entro il quale le varie e diverse attività avevano trovato un loro assetto ottimale. Ciascu

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LA PANDEMIA da Covid-19 ha stravolto quel vivere normale entro il quale le varie e diverse attività avevano trovato un loro assetto ottimale. Ciascuna di esse, che si trattasse di attività fisiche o intellettuali, procedeva secondo modalità ben assestate nel contesto economico e sociale. Un sistema ben collaudato che camminava su binari affidabili.
L’IRRUZIONE violenta e turbolenta del coronavirus ha fatto saltare a piè pari tutti gli schemi che contrassegnavano e sostenevano quel sistema costringendolo ad un deleterio immobilismo. Con i cittadini in primo piano a farne le spese in tutti sensi, salute compresa.
TUTTO QUELLO che era vita e attivismo si è arrestato o, al limite, fortemente ridimensionato, dalle attività produttive alle commerciali alla scuola alla cultura alla stessa mobilità delle persone. Sconvolgenti i decessi.
PROVVIDENZIALE e decisivo è stato l’intervento del Governo per tenere in vita il sistema economico e sociale del Paese. Il Governo ha risposto ad ogni istanza, è venuto incontro doverosamente e opportunamente a tutte le esigenze emerse dal popolo prostrato. I “ristori” e i “bonus” sono caduti a pioggia. Un fiume di euro ramificatosi in tantissimi rivoli che hanno raggiunto ogni anfratto, ogni esigenza.
FRA le varie richieste di aiuti finanziari anche quelle avanzate dal mondo del calcio, di quello milionario. «Senza aiuti si rischia il default» hanno lamentato società con bilanci miliardari. Un segnale emblematico che indica quanto la pandemia abbia scavato nel profondo e creato problemi diffusi. Anche dal composito mondo della cultura sono state fatte presenti criticità e défaillance che hanno ricevuto attenzione e adeguate misure di sostegno. Sono rimasti fuori quegli organismi che agiscono con grande entusiasmo e operosità nei centri di periferia, nei paesi, che hanno subito drastici ridimensionamenti se non proprio interruzioni nella loro lodevole attività, con rischio di chiusura.
È IL CASO del Circolo Unione, un sodalizio senza fini di lucro che da oltre 150 anni svolge intensa attività, spesso in supplenza degli enti pubblici, tra studi, ricerche, incontri ed eventi culturali che spaziano dalla musica (quest’anno ha patrocinato l’esordio di una opera sinfonica di un musicista locale) alla letteratura all’attualità, incentivando e diffondendo tra i giovani la ricerca storica attraverso l’annuale concorso “Uno sguardo sulla città” rivolto agli studenti di ogni ordine e grado scolastico. Un emblematico esempio di un cosmo di attività culturali di straordinaria qualità che vive di entusiasmo e di contribuzioni personali dei cittadini.
«CAUSA la pandemia quest’anno il Circolo ha praticamente interrotto l’attività» rileva il presidente Pio Longo. «Le sue uniche entrate sono le quote dei soci che hanno continuato a versarle, ma le prospettive non sono incoraggianti. Anche il Circolo Unione ha necessità di un sostegno in questo momento di difficoltà. Il Governo – ricorda – fra le varie misure adottate anche per il settore della cultura, non ha previsto questo tipo di attività. Rivolgo pertanto un appello ai nostri parlamentari, ne abbiamo tre, a farsi promotori di un intervento presso il Governo perché elimini una discrepanza che penalizza – annota Longo – associazioni e circoli che svolgono una azione culturale tanto più benemerita in quanto svolta in periferie urbane lontane dai grandi centri ove c’è spazio e attenzione pubblica per la cultura».
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Michele Apollonio

 

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