L’ipotetica concessione di altri due seggi al centrosinistra a titolo di premio di maggioranza consentirebbe il ritorno in Consiglio regionale di Mich
L’ipotetica concessione di altri due seggi al centrosinistra a titolo di premio di maggioranza consentirebbe il ritorno in Consiglio regionale di Michele Mazzarano (Pd, Taranto) e Peppino Longo (Con, Nar), ai danni di Grazia Di Bari (M5S, Bat) e Giandiego Gatta (Fi, Foggia) che rimarrebbero fuori. Ma l’interpretazione della legge elettorale regionale che ha portato il Viminale ad assegnare 27 seggi alla maggioranza di Michele Emiliano (e non 29) è la stessa utilizzata nelle elezioni del 2015, e presumibilmente verrà applicata anche questa volta dalla Corte d’Appello di Bari.
Nella ripartizione dei seggi resa nota dalla Prefettura (che non ha valore ufficiale), Emiliano ha infatti ottenuto solo 27 seggi invece dei 29 che spettano se la coalizione del presidente eletto supera il 40% delle preferenze. Questo è avvenuto perché, in base all’applicazione della legge elettorale che discende da una sentenza di Corte Costituzionale, dal totale (il 46,78%) vanno esclusi i voti delle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento: in questo modo la percentuale «netta» di Emiliano scende a circa il 29%, e dunque ottiene il premio di maggioranza minimo.
Gli avvocati consultati dall’entourage del governatore hanno predisposto una memoria che potrebbe essere presentata all’Ufficio elettorale centrale (presieduto quest’anno dalla dottoressa Maria Mitola), con l’obiettivo di contestare questa interpretazione. Ma la giurisprudenza sul punto sembrerebbe costante (ad esempio la sentenza 3050/2016 del Consiglio di Stato) e, del resto, è accaduta la stessa identica cosa nel 2015 senza che nessuno obiettasse nulla: cinque anni fa Emiliano ottenne il 47,17% dei voti, ma – emerge dal verbale delle operazioni del 2015 – il premio di maggioranza fu calcolato sul 44,62%, cioè sulla percentuale ottenuta sottraendo dal totale le tre liste rimaste fuori dalla ripartizione. Nessuno obiettò nulla anche perché avendo superato il 40% i seggi furono comunque 29, mentre stavolta l’effetto delle 15 liste a sostegno della coalizione – di cui solo tre hanno superato lo sbarramento del 4% – è stato più evidente: ben 250mila voti, nei fatti, sono risultati inutili e hanno anzi accresciuto i seggi del centrodestra.
La «Gazzetta» ha effettuato un ricalcolo dei risultati sulla base delle preferenze pubblicate dal ministero dell’Interno, e ha ottenuto una simulazione del nuovo Consiglio con 29 seggi al centrosinistra condivisa poi con alcuni esperti. Ne emerge, appunto, la situazione illustrata in apertura con il centrodestra che scenderebbe a 16 seggi (più quello che spetta a Raffaele Fitto) e il Movimento 5 Stelle che passerebbe a quattro, mentre in maggioranza il Pd salirebbe a 17 e la lista «Con» (che vede la provincia di Bari prima nella graduatoria dei resti) a quota cinque seggi. La proclamazione ufficiale dovrebbe avvenire intorno alla metà di ottobre: a quel punto chi ha interesse potrà eventualmente rivolgersi al tribunale amministrativo per far valere i propri diritti.
Qualche novità per la proclamazione potrebbe arrivare anche per il centrodestra. Dal ricalcolo della «Gazzetta» emerge una differenza rispetto ai dati della Prefettura che riguarda la lista Puglia Domani (il terzo seggio potrebbe scattare a Taranto anziché a Foggia) ma, appunto, la decisione ufficiale è quella della Corte d’Appello. Il seggio assegnato a Raffaele Fitto come miglior candidato presidente non eletto è invece stato sottratto – come dice la legge – al «resto» più basso della coalizione, che sembrerebbe essere il settimo seggio di Fratelli d’Italia, ovvero il secondo in provincia di Lecce: spetta a un uscente, Erio Congedo, che giusto lunedì si è dimesso dalla carica di consigliere comunale a Lecce. Se Fitto dovesse optare per rimanere parlamentare europeo, rinunciando alla Regione, sarebbe Congedo a subentrargli in via Gentile.
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