Fase 2 e turismo, Federalberghi presenta un nuovo protocollo: «Quello delle università è irricevibile»

«La Regione Puglia ha deciso di recepire il nostro protocollo e da quello il professore Pierluigi Lopalco partirà per arrivare ad un documento condivi

Amareggiati e delusi dall’esito della trattativa di acquisizione dello stabilimento da parte dell’imprenditore Bava.
ORDINANZA A TUTELA DELLA SICUREZZA URBANA E DELLA PUBBLICA INCOLUMITÀ. DIVIETO SOMMINISTRAZIONE, VENDITA E UTILIZZO DI BEVANDE IN BOTTIGLIE DI VETRO E LATTINE, NONCHE’ VENDITA E SOMMINISTRAZIONE DI BEVANDE ACOLICHE NELLE AREE PUBBLICHE E APERTE AL PUBBLICO IN CONCOMITANZA CELEBRAZIONE LITURGICA IN PIAZZA GIOVANNI XXIII DEL 31 AGOSTO 2021.
Il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale è passato

«La Regione Puglia ha deciso di recepire il nostro protocollo e da quello il professore Pierluigi Lopalco partirà per arrivare ad un documento condiviso, sperando non si discosti troppo da quello originario” per la riapertura degli alberghi. Lo dichiara il presidente di Federalberghi Puglia, Francesco Caizzi, presente oggi alla videoconferenza che si è svolta con la task force regionale per l’emergenza coronavirus e con l’assessora al Turismo, Loredana Capone. Al centro del confronto le misure di sicurezza per il settore ricettivo pugliese per evitare nuovi contagi di coronavirus.

«Per quanto ci riguarda – prosegue Caizzi – il Manuale della sicurezza elaborato dalle Università pugliesi è irricevibile, non possiamo trasformare le nostre strutture in ospedali. I piccoli B&b, ad esempio, non sarebbero nelle condizioni di proseguire l’attività con le prescrizioni inserite nel Manuale. Per questo abbiamo presentato un nostro protocollo di 32 pagine, condiviso anche da Confindustria e Confesercenti, e abbiamo ricevuto una risposta positiva. C’è la disponibilità a partire dal nostro testo, sono ottimista sul fatto che si possa arrivare a soluzioni condivise». Adesso, il professore Lopalco analizzerà il protocollo elaborato a livello nazionale da Federalbeghi, poi ci sarà un nuovo incontro. «Non possiamo medicalizzare le nostre aziende», conclude Caizzi.

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