Puglia, in partenza il piano-bis Coronavirus: «Quarantene negli alberghi»

La Puglia si prepara a mettere in campo almeno altri 300 posti letto per intensiva e sub-intensiva, oltre a 500 posti per gestire la fase post-ricover

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La Puglia si prepara a mettere in campo almeno altri 300 posti letto per intensiva e sub-intensiva, oltre a 500 posti per gestire la fase post-ricovero e un meccanismo per garantire l’isolamento attraverso l’utilizzo (su base volontaria) di strutture ricettive ubicate in posizioni strategiche. Ma mentre si prepara a presentare il piano-bis per l’emergenza coronavirus, la Regione deve fare i conti con l’ennesima grana che riguarda le strutture socio-assistenziali: per quanto numericamente poco significativi, i casi dell’ultima settimana hanno convinto i tecnici della task force a guardare con attenzione al problema.

Oggi è infatti il capo dipartimento Vito Montanaro ha convocato in teleconferenza i rappresentanti di categoria delle 145 strutture (Rsa, Rssa) che operano sul territorio pugliese per fare il punto della situazione. I focolai noti fino a questo momento sono soltanto sei, ma per prima cosa la Regione intende capire se per caso ci sono altre residenze che ospitano persone affette da covid oltre quelle note. L’ipotesi appare remota (ci sarebbe evidenza dei tamponi effettuati), ma è opportuno procedere a una verifica per evitare di arrivare impreparati alla prossima emergenza. Due settimane fa, l’assessorato ha chiesto alle Rsa di allestire aree separate in cui accogliere gli eventuali contagiati, e di effettuare un monitoraggio del personale e delle attrezzature. Oggi la Regione chiederà conto di questo lavoro: se ci sono criticità saranno le Asl a intervenire con il proprio personale.

L’aggiornamento del Piano-covid invece sintonizza la capacità del sistema ospedaliero su un bacino potenziale di 4mila contagi (oggi siamo a 1.700). Si tratta in sostanza di portare a piena capacità le strutture dedicate del Policlinico di Bari (250 posti) e del Dea di Lecce, oltre che di «Riuniti» di Foggia e «Miulli» di Acquaviva. A oggi, va detto, i 200 posti covid di terapia intensiva non sono ancora stati attivati interamente (siamo a circa 70, a fronte di 106 ricoverati che stanno utilizzando anche una quota dei posti ordinari): il fattore limitante è la disponibilità dei ventilatori polmonari e dei monitor, che pur rimpinguata dalle donazioni private (molte, annunciate, non sono ancora arrivate per via dei tempi di consegna dalla Cina) non è sufficiente a coprire il fabbisogno.

Il nuovo piano si basa (anche) sulle previsioni epidemiologiche del professor Pier Luigi Lopalco, che finora ritiene sotto controllo l’andamento dei contagi in Puglia. Tuttavia i tempi medi di degenza nelle terapie intensive (ci sono persone ancora ricoverate dal primo o secondo giorno dell’emergenza) suggeriscono di allargare ulteriormente la quantità di posti a disposizione, anche sulla scorta delle indicazioni del ministero della Salute che ha chiesto alle Regioni di predisporre ospedali interamente dedicati al covid: Asclepios a Bari e Dea di Lecce sono funzionalmente autonomi, il «Miulli» ha destinato una torre intera, i «Riuniti» un’ala, e poi ci sono i privati che stanno lavorando per essere pronti dalla prossima settimana.

Il Piano individua anche altri 500 posti per la fase post-ricovero acuto, cioè per chi ha superato la fase critica ma resta contagioso: verrà ospitato in strutture dedicate fino a quando non avrà i due tamponi negativi consecutivi richiesti per la guarigione clinica. Ma è ritenuta importante, dal punto di vista della prevenzione del contagio, anche la gestione delle quarantene (oggi sono circa un migliaio in tutta la Puglia). La Regione sta cercando strutture ricettive in grado di accogliere le persone in quarantena, situate in posti logisticamente convenienti per garantire un controllo sanitario nei casi in cui la situazione precipiti. Si tratterà, ovviamente, di isolamento volontario a meno che le condizioni familiari (nuclei numerosi, assenza di spazi) non richiedano l’allontanamento della persona a rischio. Con una gestione accurata delle quarantene – secondo gli esperti – si riusciranno a prevenire numerosi contagi, soprattutto nella fase più avanzata del ciclo dell’epidemia.

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