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Palazzi a rischio in Puglia, quasi 700mila edifici hanno già oltre 40 anni

C’è un notevole patrimonio edilizio in Puglia che definirlo a rischio sarebbe eccessivo, ma certamente necessita di verifiche puntuali. Secondo l’

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Edifici "pericolanti", in Puglia il 40% è a rischio: a Bari 200 pratiche

C’è un notevole patrimonio edilizio in Puglia che definirlo a rischio sarebbe eccessivo, ma certamente necessita di verifiche puntuali. Secondo l’ultimo censimento Istat, infatti, il 66,8% degli immobili è stato costruito negli anni Ottanta, ha quindi almeno 40 anni; ma di questo 66,8% quasi un terzo, il 28% per la precisione, ha visto la luce addirittura negli anni Sessanta, quindi 60 anni fa, quando le tecniche di costruzione erano anche diverse, il materiale impiegato era diverso. E poi c’è da considerare il normale logoramento.Sempre stando ai dati Istat, la Puglia è anche tra le regioni italiane con l’edificato più numeroso: passando al dettaglio territoriale, la Lombardia e la Sicilia risultano, nell’ordine di citazione, i territori con più immobili, oltre 1,7 milioni di costruzioni ciascuna.Seguono il Veneto (1.227.490), il Piemonte (1.135.209) e, quindi, la Puglia con 1.095.022 edifici, persino più della Campania (1.053.193) che chiude il novero delle regioni con oltre un milione di edifici e complessi. Quindi, facendo due calcoli, da Foggia a Lecce ci sono circa 700mila palazzine con almeno 40 anni, di queste circa 200mila hanno 60 anni. Un patrimonio edilizio vetusto.

Il caso Bari, dove una palazzina degli anni Settanta si è accartocciata in cinque secondi come fosse un castello di sabbia, insegna che non si possono trascurare questi dati. Esiste un patrimonio edilizio – in alcuni casi anche di pregio storico e architettonico, basti pensare ai centri storici – che ha bisogno di cura. E controlli, persino «urgenti» secondo Ance Puglia (vedi intervista in pagina, ndr). Il lavoro è delicato e complesso, i Comuni dovrebbero attrezzarsi per verificare lo stato di salute nel complesso di circa 700mila palazzine. Per farlo, evidentemente, hanno bisogno di sostegno, non possono bastare i tecnici degli enti pubblici, già pochi.

Anche perché, sempre secondo l’Istat, al Sud c’è una quota di circa il 26% degli edifici che si trova in “pessimo stato di conservazione”, al di là dell’anno di edificazione. Ma quante sono le case messe male in Puglia? L’ultimo censimento dell’Istat dice che a Bari il 24% degli edifici residenziali è “in stato di conservazione mediocre o pessimo”. A Lecce si supera il 31%, a Taranto il 32%. Va un po’ meglio a Brindisi (26%). In sostanza: in alcune grandi città pugliesi una casa su tre è in condizioni non proprio ideali.

Il fenomeno si può spiegare tirando dentro anche l’emergenza abitativa, con l’alto numero – l’Istat ne aveva scritto appena un anno fa, evidenziando i problemi in Puglia – di case abbandonate o comunque senza nessuno che ci vive. Qui il divario Nord-Sud era evidente. «L’incidenza di case in stato di conservazione mediocre o pessimo era risultata inferiore al 10% in 19 città. Si tratta di capoluoghi in massima parte del centro-nord, con l’eccezione della molisana Isernia. Una classifica in cui spiccano, con meno del 7% del patrimonio abitativo in cattivo stato, Siena, Brescia, Modena, Vercelli e Arezzo», scrive la fondazione Openpolis in un altro report. Insomma, il tema è delicato.

Ai dati Istat si incrociano proprio quelli di Openpolis che danno una idea dello stato dell’arte: in Puglia un minore su sei vive in una casa vecchia e da ristrutturare, una delle peggiori situazioni a livello nazionale. Lo studio fa emergere un quadro preoccupante sullo stato delle abitazioni in tutto il Paese e la Puglia non solo non fa eccezione ma presenta anche determinate criticità. Fermo restando che – avverte il report – la bassa numerosità del campione rende statisticamente poco significativo il dato di otto regioni rispetto ai problemi strutturali, mentre non è rilevabile quello di altri 3 territori (Valle d’Aosta, Molise e Basilicata). La percentuale a livello nazionale di minori che vivono in case con problemi strutturali si attesta sul 16 per cento, con picchi in Umbria, Sardegna, Emilia-Romagna e Lazio. «Parliamo di dati rilevati in modo puntuale da operatori appositamente formati nel corso del censimento”. In media, sulla scorta di quanto rilevato nell’ultimo censimento generale, come detto la quota di edifici residenziali in stato di conservazione mediocre o pessimo si attestava sul 22%. Mentre la quota di famiglie in potenziale disagio era pari al 2,7%.

In Consiglio regionale si discute ormai da quasi dieci anni di una nuova legge sull’edilizia, il governo Emiliano sta cercando di arrivare all’approvazione entro la fine di questa legislatura. Non manca troppo tempo, sei-sette mesi forse. La materia è complessa, ma le associazioni di categoria chiedono di fare presto.