ANCHE per questo 2025 Manfredonia ha archiviato il suo Carnevale. Il 71esimo della serie moderna che affonda le sue radici nella Siponto romana. P
ANCHE per questo 2025 Manfredonia ha archiviato il suo Carnevale. Il 71esimo della serie moderna che affonda le sue radici nella Siponto romana. Più di duemila anni durante i quali sulle rive del golfo affacciato sull’Adriatico si è celebrato un rito dalle mille sfaccettature culturali, folcloristiche, sociali, economiche e via discorrendo che si sono andate adattando ai tempi che hanno attraversato interpretandone usi e costumi. Il “segreto” della sua longevità sta proprio in questo: aver rappresentato e interpretato il tempo che lo ha ospitato.
I BACCANALI sipontini che si sono celebrati a cavallo del primo millennio, li possiamo solo immaginare sulla scorta dei “cronisti” del tempo come Orazio che ha sintetizzato in quel “molli e ballerini” la tendenza dei sipontini ad adattarsi al Carnevale e alle feste inscenate ad ogni occasione. Il salto da Siponto a Manfredonia non ha scalfito quel sentimento festaiolo e gaudente. Risalgono al 1839 le prime testimonianze dei festeggiamenti carnevaleschi che hanno assunto caratteristiche particolari come quelle “del lancio di limoni e arance malandate e di cartocci di terra bianca, rossa e gialla”. Siamo nell’ultimo tratto del secondo millennio quando il Carnevale prende una svolta decisamente moderna: appaiono i carri allegorici. I primi due opera degli studenti del liceo scientifico (era il1954) che ha inaugurato una serie gloriosa per qualità e numero dei “carri”.
IL CARNEVALE di Manfredonia è in piena trasformazione anche in concorrenza con altri Carnevali celebrati con grande magnificenza in varie città italiane. I festeggiamenti che anticipano la Quaresima acquistano valenza essenzialmente turistica con ritorni economici. La spontaneità che aveva qualificato il carnevale sipontino-manfredoniano, è soppiantata dalla organizzazione delle manifestazioni. Quello che la storia ha contrassegnato come rito spontaneo popolare, è diventato uno spettacolo per attrarre turisti.
UNA TRASFORMAZIONE, evoluzione inarrestabile che ha travolto tante peculiarità esclusive del Carnevale di Manfredonia. Tra le altre: la socia, il ballo per casa, le scorribande per strada, i veglionissimi, gli abiti carnevaleschi in affitto per i forestieri, eccetera. Una trasfigurazione che continua, deve proseguire, spinta da quel moto inarrestabile che è l’essenza della stessa vitalità umana. Il punto è: come riorganizzare una manifestazione che è ormai puro spettacolo?
QUESTA EDIZIONE del carnevale ha sollecitato una serie di riflessioni e ipotesi organizzative. Tante idee, anche valide ed anche percorribili. Uno degli interrogativi emersi è quello riferito ai fondi necessari per finanziare le manifestazioni dello spettacolo. Fidare nel sostegno pubblico non è la soluzione del problema. Anche quest’anno le incertezze sono state tante. A parte le pur ammissibili contestazioni di quanti non intendono partecipare allo spettacolo del carnevale, se spettacolo è (e spettacolo è) deve anche avere la capacità di autofinanziarsi, così come avviene per gli altri carnevali. Una soluzione per la quale si discute da parecchio senza che si sia approdati ad una conclusione fattibile. Tra le motivazioni della validità della realizzazione del Carnevale, fondamentale è quella di riconosciuta risorsa economica di cui però, si obbietta, beneficia solo una parte della città, quella dove si svolgono le “sfilate” e gli show di vario genere. In sostanza il cuore del centro storico, mentre rimane escluso tutto l’ormai consistente resto della città. Nel popoloso rione Monticchio, quasi una frazione a sé stante, è forte il malcontento per la sua totale esclusione da ogni e qualsiasi manifestazione cittadina, tranne a ricordarsi quando si tratta di richiedere il contributo per la realizzazione delle varie feste o delle elezioni.
TRA LE PROPOSTE sempre più sostenute, quella che siano i maggiori beneficiari economici di tale spettacolo ad organizzare e quindi a sostenere (anche) il Carnevale con un apposito organismo regolarmente ufficializzato. Per programmare i futuri carnevali occorre insomma rivedere completamente l’organizzazione secondo criteri moderni, e dunque dalla redazione di un regolamento che preveda, fra l’altro, la individuazione di un percorso del carnevale che non interferisca con le esigenze quotidiane ordinarie dell’uso della città. Insomma è tempo di progettare e definire il carnevale del terzo millennio, magari cominciando dal 2026.
Michele Apollonio
COMMENTI