Un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Campobasso ha portato alla luce un vasto traffico illecito di rifiuti tra il
Un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Campobasso ha portato alla luce un vasto traffico illecito di rifiuti tra il Molise e la Puglia, coinvolgendo diverse società e figure istituzionali di rilievo. Tra gli aspetti più preoccupanti emersi, spicca il coinvolgimento della centrale a biomasse Enterra di Foggia, dove sarebbero stati conferiti rifiuti non conformi alle normative vigenti.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, l’inchiesta ha preso avvio da una presunta estorsione con metodo mafioso contestata a Tommaso Martino, 53 anni, di San Nicandro Garganico. Le intercettazioni hanno poi condotto gli inquirenti a indagare sul governatore del Molise, Francesco Roberti, esponente di Forza Italia. All’epoca dei fatti, Roberti ricopriva le cariche di presidente della Provincia di Campobasso, sindaco di Termoli e membro del Consiglio generale del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno (Cosib). L’accusa nei suoi confronti è di corruzione: avrebbe ricevuto denaro e regali, anche per la moglie, in cambio di agevolazioni concesse alla società Energia Pulita, per la quale aveva precedentemente svolto incarichi professionali come ingegnere.
L’inchiesta, che conta 45 indagati e due società coinvolte, ha evidenziato come il gruppo di imprese facente capo a Energia Pulita avrebbe incrementato il proprio fatturato attraverso mazzette e favori, coinvolgendo società del Foggiano attive nella raccolta dei rifiuti. In particolare, è emerso che rifiuti plastici, pezzi di mobili e arredi contenenti sostanze tossiche sarebbero stati triturati e miscelati con imballaggi in legno e rifiuti biodegradabili, per un totale di oltre 1.000 tonnellate, e successivamente conferiti nella centrale a biomasse Enterra di Foggia, estranea all’indagine. Questo processo sarebbe avvenuto anche grazie al pagamento di tangenti a un dipendente della stessa centrale.
Il governatore Roberti, tramite i suoi legali, ha richiesto di essere interrogato per chiarire la propria posizione, dichiarando: “Da parte mia ci sono stati sempre comportamenti corretti e rispettosi della legge”. Ha inoltre sottolineato che l’indagine “non riguarda il mio ruolo da presidente”.
L’inchiesta ha messo in luce un sistema complesso di smaltimento illecito di rifiuti, evidenziando la necessità di un controllo più rigoroso e di una maggiore trasparenza nelle operazioni di gestione dei rifiuti tra le regioni coinvolte.
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