Rette delle Rsa, polemiche e proteste sugli aumenti. La Regione: «Non è consentito chiedere gli arretrati alle famiglie»

La Regione Puglia ha diffidato le Rsa dal richiedere arretrati alle famiglie. «L'aumento della quota di compartecipazione delle famiglie per le re

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La Regione Puglia ha diffidato le Rsa dal richiedere arretrati alle famiglie. «L’aumento della quota di compartecipazione delle famiglie per le rette dovute alle Residenze sanitarie assistenziali – chiarisce la Regione in una nota – è la conseguenza di quanto stabilito da normative nazionali che, attraverso il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 che ha definito e aggiornato i Livelli essenziali di assistenza, ha reso uniforme in tutta Italia il principio per cui la metà delle rette deve essere a carico del sistema sanitario e metà a carico delle famiglie».

«Le rette – continua – restano sostanzialmente uguali: si calcolavano su una tariffa giornaliera di 100,80 euro, attualmente scesa a 100,33 euro. Ciò che è cambiato è la ripartizione di tale tariffa tra sistema sanitario e famiglie degli ospiti delle Rsa: era per il 70 per cento a carico del sistema sanitario nazionale e per il 30% a carico delle famiglie; dall’1 luglio 2023 è metà e metà».

«Il Consiglio di Stato ha ribadito che la Regione Puglia non può in alcun modo superare questa ripartizione del 50% a carico dello Stato e 50% a carico delle famiglie: le Regioni – prosegue la nota – che dovessero rimborsare una quota superiore produrrebbero atti nulli. Per gli ospiti delle Rsa malati di Alzheimer la tariffa giornaliera era più alta, pari a 130 euro al giorno, sulla base, tuttavia, di alcuni criteri specifici che la struttura doveva possedere. Fino al 30 giugno 2023, il sistema sanitario rimborsava 91 euro mentre alle famiglie spettava compartecipare con 39 euro al giorno. Dall’1 luglio 2023, applicandosi il principio ‘metà e metà’, il sistema sanitario è passato a un’unica tariffa pari a 100,33 euro».

«Tutti gli aspetti conseguenti alle novità introdotte – conclude la Regione – sono vigilati con molta attenzione dagli uffici dell’assessorato alla Sanità perché le conseguenze di tale normativa nazionale comportano oneri maggiori per le famiglie di ospiti di Rsa, sebbene sia una condizione già ampiamente sperimentata dalle famiglie dei molto più numerosi ospiti delle Residenze Socio Sanitaria Assistenziali per anziani».

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