Emiliano chiede l’acqua, il Molise litiga. Il centrodestra dice «sì» e il Pd si oppone

L’acqua non utilizzata della diga molisana del Liscione potrebbe aiutare il Foggiano nelle fasi critiche di emergenza. Due settimane fa il governa

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L’acqua non utilizzata della diga molisana del Liscione potrebbe aiutare il Foggiano nelle fasi critiche di emergenza. Due settimane fa il governatore pugliese Michele Emiliano ha rimesso in campo i vecchi progetti per realizzare nuove condotte che consentirebbero di alimentare il nodo idrico di Finocchito. Una proposta che ha trovato l’inaspettata disponibilità del presidente del Molise, Francesco Roberti, e ha fatto alzare gli scudi all’opposizione.

Il fatto è che il Molise è guidato dal centrodestra, con un governatore (ingegnere) in quota Forza Italia che ha molto ragionevolmente subordinato la possibilità di consentire alla Puglia di incrementare i prelievi all’esecuzione di opere di dragaggio per ripristinare la capacità iniziale della diga del Liscione. All’opposizione c’è invece il Pd, che in una interrogazione annunciata dalla capogruppo Micaela Fanelli intende subordinare «il supporto» e «la solidarietà» a una congrua dose di denaro: e per questo chiede «Quali azioni intende adottare la Regione [Molise] per definire una programmazione attesa da circa trentuno anni e procedere a un’equa compensazione circa il mancato utilizzo dell’acqua da parte della Regione Molise e il mancato introito derivante».

Si tratta di un film già visto, vent’anni fa, con la Basilicata che è la riserva idrica di mezza Puglia e che ha ottenuto (primo caso in Italia) un accordo di programma in cui è prevista la compensazione ambientale: non una «bolletta» dell’acqua (che appartiene al demanio dello Stato, non alle Regioni), ma il corrispettivo per lo «sfruttamento» delle risorse del territorio. Soldi che almeno sulla carta devono essere usati per opere di miglioramento delle infrastrutture.

Sulle politiche dell’acqua il governo Meloni ha ribaltato l’approccio che prevedeva, tramite l’Autorità di bacino, l’accordo tra Regioni e ha consegnato tutta la gestione della grande adduzione all’ex Ente Irrigazione, ribattezzato Acque del Sud con il ruolo strategico di gestire la grande adduzione. La guida Luigi Decollanz, avvocato barese molto vicino al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Per il momento la sua area operativa è «ristretta», si fa per dire, a Puglia, Basilicata, Campania e al nord della Calabria, ma l’intenzione è di accentrare nella spa controllata al 100% dal ministero dell’Economia tutte le dighe meridionali. E nella prospettiva di aprire il capitale a soci privati interessati alla gestione di pezzi del ciclo idrico collegati all’energia.

In uno scenario del genere è evidente che le divisioni territoriali abbiano poco senso. Ma il Molise chiede, a buon diritto, di risolvere prima il problema interno dato dalla scarsa disponibilità idrica delle sorgenti del Matese (al momento dimezzata rispetto alle medie) e dalla progressiva diminuzione di capacità del Liscione, oggi didotta di circa il 40%. Un deputato foggiano di Fdi, Giandonato La Salandra, ha da tempo presentato un ordine del giorno per chiedere l’impegno del governo a realizzare la diga di Piano dei Limiti (sempre avversata dal Molise): in quel progetto è previsto tra l’altro il completamento della condotta tra il Liscione e Finocchito. Cioè la stessa condotta che Emiliano ha chiesto alla Meloni per recuperare non meno di 20 milioni di metri cubi d’acqua.

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