Scarti industriali sversati sul suolo o abbandonati in capannoni, in barba all’incidenza dei tumori che affligge il Mezzogiorno. Anche un 48enne d
Scarti industriali sversati sul suolo o abbandonati in capannoni, in barba all’incidenza dei tumori che affligge il Mezzogiorno. Anche un 48enne di Copertino, titolare di un’impresa edile del luogo, è tra gli indagati di una maxi inchiesta eseguita dai carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Lecce, Bari e Napoli contro un presunto traffico illecito di rifiuti tra Puglia, Campania e Basilicata . Anche per lui è scattato un sequestro patrimoniale per equivalente. Il suo ruolo sarebbe stato quello di autista, per conto di una cooperativa operante nel settore dei trasporti di Brindisi, in alcuni episodi del 2022 accertati dagli investigatori dell’Arma.
Una attività che ha visto 43 nomi iscritti nel registro degli indagati (dei quali nove raggiunti da una misura di custodia cautelare) nata da uno scarico di scarti, il primo di una lunga serie, a Pulsano, nel Tarantino. Si tratta perlopiù di organizzatori dei trasporti, intermediari e gestori formali e di fatto delle società responsabili. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, scaturisce da una serie di accertamenti partiti nel giugno del 2023 e che ha coinvolto diverse regioni italiane: Bari, Taranto, Brindisi, Bat, Caserta, Avellino, Napoli, Matera, Cosenza, Campobasso, Viterbo e Potenza.
Secondo quanto accertato dai militari del Noe, tramite intercettazioni, pedinamenti e videoriprese, le persone coinvolte nell’inchiesta avrebbero fatto leva su una autorizzazione ambientale fittizia che, in capo a una impresa della provincia di Viterbo, avrebbe accertato la presenza di un impianto autorizzato per il trattamento dei rifiuti. Una serie di operazioni altrettanto false avrebbe poi consentito all’associazione di movimentare ingenti quantità di scarti industriali provenienti dalla Puglia e dalla Campania e diretti per lo smaltimento nella stessa Puglia, così come nelle province di Taranto, Cosenza, Avellino e Matera.Gli investigatori del Noe, guidati dal colonnello Dario Campanella e coordinati dalla Dda di Lecce, hanno appurato come i rifiuti speciali – soprattutto provenienti dalla lavorazione tessile e meccanica- venivano raccolti e caricati in balle sui camion, risparmiando sui costi del corretto smaltimento. Una volta prelevati dagli stabilimenti di produzione, venivano trasportati e poi abbandonati illegalmente in capannoni ormai in disuso o direttamente sui terreni in campagna e, spesso, dati persino alle fiamme per eliminarne le tracce.
Una filiera perfettamente funzionante, grazie alla redazione di falsi documenti indicanti siti di destinazione inesistenti e l’utilizzo di aree che, alle volte, erano anche di particolare pregio naturalistico. Nel corso dell’indagine, i militari hanno stimato attorno a un milione di euro il valore del traffico illecito. Sigilli sono stati inoltre apposti a tre società tra le province di Napoli, Viterbo e Avellino, tre capannoni industriali in provincia di Taranto e di Cosenza, due terreni agricoli nel Cosentino e ben 25 automezzi, tutti nella provincia di Brindisi.
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