Arbore, ma che bontà! Il «Renzo nazionale»: «Sono legato alle mie origini»

La presentazione si è tenuta nello spazio Rai all’interno del Roma Convention Center «La Nuvola»: Renzo Arbore Bontà Vostra è il libro di Gianni Gar

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Arbore, ma che bontà! Il «Renzo nazionale»: «Sono legato alle mie origini»

La presentazione si è tenuta nello spazio Rai all’interno del Roma Convention Center «La Nuvola»: Renzo Arbore Bontà Vostra è il libro di Gianni Garrucciu che ricostruisce le varie figure del «Renzo nazionale» e raccoglie i vivaci interventi di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’arte, che danno una lettura a tutto tondo del personaggio. Il libro, inoltre, offre una rilettura critica dell’uomo e dell’artista: che cosa ha rappresentato e quale ruolo ha avuto Arbore nel cambiamento della società italiana dal 1970 a oggi. «Il libro è la cronaca della mia carriera “minuto per minuto”. Gianni Garrucciu mi ha sempre seguito con enorme attenzione e contiene tanti episodi che mi riguardano e che persino io non ricordo».

Dalla Giurisprudenza alla “Federico II” di Napoli allo spettacolo: com’è avvenuto questo passaggio?

«Io ero uno studente universitario mediocre. Ho conseguito la laurea, anziché in quattro, in sette anni perché mi dividevo tra i miei studi giuridico-economici e le mie velleità artistiche. Quando mi laureai, mio padre, noto dentista foggiano, mi regalò un anno sabbatico, in cui avrei dovuto riflettere su quale strada intraprendere: quella del professionista o quella dell’artista-musicista, dandomi la possibilità anche di trasferirmi a Roma “tempio dello spettacolo”. Ricordo che ero abbastanza preoccupato perché non riuscivo a trovare “la via”. Finalmente, quando stava per terminare l’anno di riflessione ed ero piuttosto scoraggiato, una mattina mi recai agli Studi Rai di Napoli, e un’impiegata mi disse che in quella giornata scadeva il termine di presentazione di una domanda per Maestro Programmatore di Musica Leggera, esortandomi ad inviarla. Io composi la domanda, l’inoltrai alla Rai ed ebbi la fortuna di essere chiamato immediatamente e quindi assunto».

La sua carriera dunque è stata segnata non solo dal talento, ma anche dal fato?

«Assolutamente sì; con tanto affetto ricordo che in occasione della prova scritta del concorso in Rai, il mio compagno di banco era Gianni Boncompagni e dopo qualche mese io e lui inventammo il programma “Bandiera Gialla”, rinnovando totalmente la radiofonia che a quell’epoca appariva come la sorella “anziana” della TV, destinata insomma a essere oscurata. Poi sono passato alla televisione, inizialmente con due programmi importantissimi: “Speciale per voi” e “L’altra domenica” con Benigni fino ad arrivare a 21 format tv».

Qual è la sua fonte d’ispirazione?

«Io sono un grande lettore e sono “alternativo”, nel senso che ho fatto sempre “l’altra radio”, “l’altra televisione” “l’altra musica”».

Arbore lei è di origine foggiana. Quanto sente le sue origini?

«Io mi sento radicalmente pugliese. Sono nato a Foggia dove fino a diciotto anni sono stato cresciuto ed educato con il culto dei valori pugliesi. Sono un gran lavoratore e mi ha umanamente molto arricchito anche il fatto di vivere in provincia perché ho avuto la possibilità di vivere a stretto contatto con esponenti di strati sociali diversi, dal barbiere all’artigiano, al professionista e questo mi ha forgiato caratterialmente, schivando ogni forma di ridicolo snobismo».

Il suo piatto pugliese preferito?

«Amo i piatti foggiani della mia infanzia e della mia adolescenza, in primis “pane cotto, rucola e patate” con foglia di lauro».

Arbore cosa farà da grande?

«Da grande desidero fare ordine tra le tutte le mie cose che custodisco a casa. Possiedo delle collezioni meravigliose di modernariato che andranno tutte a Foggia, dove i miei architetti Alida Cappellini e Giovanni Licheri stanno edificando uno spazio culturale espositivo articolato su tre piani che si chiama “Casa Arbore”. Intanto, dal 9 gennaio va in onda su Rai 2 in seconda serata un programma che si chiama “Come ridevamo”, in cui racconterò i personaggi che hanno fatto più ridere in Italia».

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