LE IMMAGINI della carovana di camion che trasportano le carcasse di automobili rubate e cannibalizzate, sono tanto raccapriccianti quanto eloquenti
LE IMMAGINI della carovana di camion che trasportano le carcasse di automobili rubate e cannibalizzate, sono tanto raccapriccianti quanto eloquenti oltre ogni commento, di una pratica criminale che richiama una serie di aspetti vitali che toccano l’economia, l’ambiente, la legalità. Una ecatombe di automobili continuata che ha radici lontane e profonde che a quanto pare è pressoché impossibile fermare. Una marea di relitti di autoveicoli sottratti ai legittimi proprietari, spogliati di tutta la dotazione tecnica e meccanica, ridotti ad un ammasso di lamiere date alle fiamme per eliminare ogni traccia della manomissione. Occorre rilevare che gli autori di tanto scempio sono espertissimi: non c’è tipo di macchina o sistema di antifurto che regga. Una attività pianificata a tutti gli effetti che ha dato luogo ad un mercato parallelo di ricambi che evidentemente è molto frequentato. Difficile e complicato da contrastare.
EPICENTRO di tanto attivismo scellerato è la l’entroterra del foggiano. Cimiteri di quelle che una volta erano automobili fiammanti, sono sparsi un po’ ovunque, ben nascoste nelle campagne intorno a Mezzanone, la ex pista aeroportuale, nei torrenti Carapelle, Cervaro e persino nel bacino di Occhito e comune in ogni spazio isolato utile. Depositi rintanati difficili da scorgerli e quindi di scoprirli. Un mondo invisibile tranne che per Giuseppe Marasco, una persona di grande sensibilità civile che ha seguito la sua vocazione di difensore della natura e della legalità fondando una associazione dall’indicativo titolo “Civilis” che ha, tra le sue iniziative sociali, anche quella di un Corpo di ispettori ambientali volontari al cui comando è lo stesso Marasco, gratificato nelle ultime consultazioni popolari della elezione a consigliere del Comune di Manfredonia.
LE CRONACHE dei media hanno ripetutamente dato notizia delle sue “scoperte” di cimiteri di automezzi cannibalizzati regolarmente denunciati alle forze dell’ordine che hanno potuto intervenire e ripulire quelle brutture dietro le quali si nascondevano crimini contro il patrimonio privato, la natura. Depositi che tuttavia riapparivano come funghi. L’ultima operazione, in ordine di tempo, effettuata presso il torrente Carapelle dove sono state rimosse oltre settanta resti di automobili: numerose ripescate nell’alveo del torrente ormai in totale simbiosi con la vegetazione tanto che in una di essa si era sviluppato persino un albero. Ci son voluti ben tre tornate di lavori con l’impiego di escavatori e gru, per ripulire il torrente e restituirlo alla sua naturale funzione. Una operazione spettacolare che ha richiamato l’attenzione dei media nazionali.
«L’ASPETTO più grave e raccapricciante – evidenzia il consigliere Marasco – è il danno continuato all’ordine naturale dei luoghi sottoposti ad un inquinamento di luoghi altrimenti rigogliosi di bellezze naturali spontaneamente sviluppate. Probabilmente l’impegno delle forze dell’ordine non basta: occorrono interventi strutturali per fronteggiare un fenomeno profondamente incancrenito in una terra in cerca del meritato riscatto».
Michele Apollonio
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