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L’Italia, riconosciuta globalmente per la qualità del suo olio extravergine d’oliva (EVO), vede una distribuzione interessante delle giacenze di questo prodotto. Secondo i dati aggiornati al 31 ottobre 2024 dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il 49,9% dell’olio in giacenza nel paese è situato al Sud.
La Puglia, in particolare, si conferma la Regione leader con oltre il 24% delle giacenze nazionali.
Le giacenze di olio d’oliva in Italia
Secondo i dati aggiornati a fine ottobre 2024, le giacenze totali di olio d’oliva in Italia sono pari a 104.740 tonnellate, e, di cui il 67,1%è rappresentato da Olio Extra Vergine di Oliva (EVO). Nell’ambito dell’olio EVO, il 64,3% è di origine italiana (45.216 t), il prodotto di origine EU rappresenta il 27,7%. Tuttavia, solo l’1,7% delle giacenze è rappresentato dall’olio vergine di oliva
La presenza prevalente dell’olio d’oliva nelle Regioni del Sud Italia non è una sorpresa, dato che queste aree vantano un’elevata densità di coltivazioni. La Puglia si distingue per la sua vasta produzione, che comprende una grande varietà di coltivazioni e numerosi frantoi che permettono un’alta capacità di stoccaggio.
La distribuzione geografica dell’olio in Italia: le Regioni con più giacenze
Secondo i dati del report del Ministero dell’Agricoltura, quasi la metà delle giacenze di olio d’oliva in Italia è localizzata nelle Regioni del Sud, in particolare nelle Regioni mediterranee, dove l’olivo è una coltura tradizionale.
In particolare la Puglia è la Regione con la percentuale maggiore di giacenze, con il 24,7% del totale nazionale. Questo è coerente con il fatto che la Puglia è la principale Regione produttiva di olio d’oliva in Italia, grazie al suo vasto territorio dedicato all’olivicoltura.
A seguire troviamo la Toscana, con il 18,3% delle giacenze, e subito dopo la Calabria, con il 15,5%.
Calano le giacenze di olio in Italia
I dati forniti dal Ministero, oggi, fanno però luce su un andamento che preoccupa gli esperti. Ovvero, c’è stata una riduzione del 4,0% delle giacenze, rispetto al 30 settembre 2024, quando erano pari a 109.081 tonnellate. Inoltre, le giacenze attuali sono anche inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (ottobre 2023), con una diminuzione significativa del 26,3%.
Le conseguenze, legate alla diminuzione delle giacenze, sono diverse e non sono positive.
Prima di tutto, un calo perpetrato nel tempo potrebbe portare a una scarsità di olio sul mercato, aumentando la domanda a fronte di un’offerta limitata. Questo, a sua volta, potrebbe far lievitare i prezzi. Se i consumatori italiani e internazionali continuano a preferire l’olio italiano, la scarsità potrebbe avere ripercussioni dirette sui costi al consumo.
Inoltre, se la produzione di olio d’oliva in Italia non riesce a soddisfare la domanda interna e internazionale, l’industria potrebbe perdere competitività rispetto a paesi produttori emergenti come la Spagna, che ha un mercato olivicolo più grande e meno vulnerabile a carenze di produzione. Questo potrebbe portare a un calo delle esportazioni italiane.
Di conseguenza, si potrebbe dar vita a un effetto domino, dove gli agricoltori e i frantoi potrebbero trovarsi sotto pressione per mantenere i livelli di qualità richiesti dal mercato, con il rischio di veder crescere i costi di produzione. E in un contesto di scarse giacenze e di crisi climatica, le imprese potrebbero essere costrette a ridurre i margini o a vendere a prezzi più alti, con l’incertezza di come il mercato risponderà.
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