Facevano affari con la frode carosello sull’Iva: il ruolo dei fratelli ortesi Colamussi e del manfredoniano Rinaldi

Come anticipato il 14 novembre, quattro dei 195 indagati dell'operazione della Procura europea 'Moby Dick', con la quale è stata svelata la ‘f

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Raffica di arresti in provincia di Foggia.

Come anticipato il 14 novembre, quattro dei 195 indagati dell’operazione della Procura europea ‘Moby Dick’, con la quale è stata svelata la ‘frode carosello’ sull’Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici e informatici, sono della provincia di Foggia. 

Si tratta di Pasquale Rinaldi, classe 1971 della Webbin Srl di Manfredonia, raggiunto da una misura cautelare in carcere, del titolare della società sipontina (indagato) e dei fratelli Gianfranco e Vito Colamussi, classe 1977 e 1981 di Orta Nova, rispettivamente rappresentanti legali della Gfc Informatica Srl e della Megabit Store, entrambi agli arresti domiciliari.

Le frodi carosello 

Le frodi carosello si realizzano sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, interponendo in un’operazione commerciale tra diversi Paesi un soggetto economico fittizio (‘cartiera’, missing trader o società fantasma), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza Iva per poi rivenderla a cessionari nazionali con l’applicazione dell’Iva ordinaria italiana.

In questa fase che si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società e missing trader, invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e pagare l’imposta sulla cessione, la vende a sottocosto senza versare l’Iva all’erario esposta sulla fattura emessa.

Questo strumento fraudolento consente di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali

I ruoli delle società coinvolte

Missing trader: si tratta di imprese fantasma costituite al solo scopo di partecipare alla frode, sprovviste di strutture operative e di dipendenti, gestite da prestanome che solitamente rimangano in attività per un ristretto arco temporale (massimo due anni) per poi essere abbandonate e sostituite da altre neocostituite. Generalmente, tali imprese non presentano dichiarazioni dei redditi e hanno le caratteristiche degli evasori totali.

Lo scopo delle missing trader è quello di emettere fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, essendo interposte fittiziamente tra i cedenti di altro paese comunitario e i reali cessionari della mercé.

Buffer: si tratta di imprese filtro, di regola provviste di strutture operative, sedi e dipendenti e che adempiono regolarmente i propri obblighi dichiarativi. Acquistano dalle missing trader imputando regolarmente l’Iva e, presentandosi come imprese regolari, rivendono alle broker applicando l’Iva in entrambe le transazioni. I prezzi di acquisto e di vendita sono ovviamente più bassi di quelli di mercato (spesso sottocosto, in quanto il prezzo non riflette l’Iva omessa dalle missing trader)

Broker: si tratta delle imprese effettivamente operative che acquistano il prodotto dalle buffer, applicando l’Iva. Sono realmente operative e adempiono formalmente ai loro obblighi tributari. A seguito dell’acquisto dalle buffer, hanno la disponibilità di prodotti a prezzi artificiali che potranno o vendere sul mercato interno o rivendere all’estero, creandosi il corrispondente credito Iva. Spesso rivendono agli stessi soggetti che hanno originato la catena commerciale vendendo alle missing traders, o a soggetti a questi collegati (detti conduit). Il danno per l’Unione Europea è costituto dall’Iva indicata nelle fatture emesse dalla società missing trader o cartiere, che hanno acquistato la merce senza Iva e che la mettono sul mercato nazionale applicando al compratore l’Iva, senza avere però alcuna intenzione di corrisponderla allo Stato.

I tipi di frodi carosello

Nella prassi operativa sono stati individuati due tipi di frodi carosello: l’uno a “circuito chiuso”, l’altro a “circuito aperto”.

Il carosello è qualificato “aperto” quando il rivenditore nazionale immette i prodotti sul territorio nazionale, servendosi di fatture per operazioni “soggettivamente inesistenti”, poiché lo scambio di merci è realmente effettuato ma tra il fornitore intracomunitario e il broker, il quale gestisce la cartiera tramite un prestanome.

Nel caso in cui, invece, la società broker effettui una nuova cessione intracomunitaria, conseguendo il diritto al rimborso dell’Iva pagata al missing trader, si configura un carosello fiscale chiuso. Nei sistemi chiusi, molto spesso, i beni vengono fatti circolare solo molte volte prima di movimentare fisicamente la merce per immetterla nel mercato.

Dal punto di vista dell’inquadramento giuridico, generalmente il fenomeno delle frodi all’Iva intracomunitaria viene ricondotto in giurisprudenza e in dottrina alla categoria dell’inesistenza soggettiva, poiché l’interposizione fìttizia della società cartiera cela il reale acquirente del bene, il quale, quindi, risponderà del reato di dichiarazione fraudolenta di cui all’art. 2 D. L.vo n. 74/2000 nel momento in cui utilizzerà le fatture false nella dichiarazione fiscale.

L’indagine Moby Dick

L’indagine ribattezzata ‘ Moby Dick’, in virtù del particolare settore commerciale nel quale i reati in frode all’Iva vengono commessi (ossia il trading di prodotti informatici e dispositivi elettronici), ha dimostrato quanto frequenti fossero gli intrecci venutisi a creare negli affari illeciti, talvolta solo come sovrapposizione su singoli affari, ma sovente sulla base di veri e propri stabili accordi federativi tra più organizzazioni criminali che utilizzavano contemporaneamente le medesime filiere di lavaggio dell’Iva e si dividono i profitti.

E’ assolutamente certo – si legge nelle carte dell’inchiesta – che chi fa parte di questo mondo abbia piena coscienza di tutti gli altri attori presenti sul “mercato” a livello europeo, anche per via delle informazioni che ogni network assume presso le principali società di logistica compiacenti presso le quali transitano i prodotti informatici.

In qualche caso i sodalizi criminali entrano in competizione, se gli interessi del momento divergono, in altri diventano partner, se gli interessi convergono.

Le organizzazioni erano ben strutturate, attive da diversi anni, durante i quali hanno perfezionato i loro meccanismi: ‘offensivi’, aumentando costantemente i volumi dei prodotti gestiti, velocizzando le transazioni e i relativi pagamenti, nonché perfezionando gli strumenti finanziari per disporre di maggiore liquidità da immettere sull’illecito mercato; ‘difensivi’, abbracciando le innovazioni tecnologiche che gli consentono di rendere sempre più diffìcili le attività accertative delle autorità di controllo.

In particolare, si tratta dell’utilizzo di applicazioni per avere comunicazioni criptate e scambi di messaggi su chat che garantiscono la loro autodistruzione in tempi molto brevi.

Inoltre, nei rapporti tra loro, i soggetti avrebbero fatto uso di nickname che cambiano in continuazione differenziandosi in relazione alla chat di riferimento.

Tali organizzazioni lavorano su più livelli, avvalendosi di partecipanti specializzati nel portare a termine compiti precisi, garantendo così maggiore efficienza al sistema. All’intemo dell’associazione alcuni soggetti rivestono un’importanza maggiore, poiché coordinano le attività svolte ai differenti livelli e svolgono la funzione di problem solver, consentendo il completamento, nei tempi previsti, delle numerose transazioni pianificate, altri non si occupano del business in senso stretto, ma offrono servizi di riciclaggio o mantengono contatti con professionisti esterni a ciò deputati.

Esponenti della criminalità organizzata non sono estranei al business in questione, ma forniscono provviste finanziarie e così riciclando i profitti di altre attività criminali. Un aspetto rilevante è poi rappresentato dall’elevatissimo numero delle società che, nei vari anelli della catena fraudolenta ed in un arco temporale piuttosto limitato, vengono utilizzate per perfezionare un singolo carosello in frode all’Iva.

Alcune di esse, quelle con il molo di missing trader o buffer di secondo livello, che solitamente sono ditte individuali o società a responsabilità limitata con una capitalizzazione minima, sono ritenute sacrificabili e facilmente sostituibili attingendo dal vasto bacino dei prestanome disponibili.

Altre, invece, molto più strutturate, che solitamente ricoprono il ruolo di esportatore, oggetto di continua ricerca anche per il tramite di agenti specializzati in questo, hanno raggiunto un numero tale da garantire all’organizzazione criminale di limitare il danno derivante dall’eventuale perdita di una di esse.

Grazie alla diversificazione, anche la società oggetto di eventuale controllo è in grado di gestire il problema, poiché per quest’ultima il trading rappresenta solo una parte del fatturato complessivo. In sostanza, un approccio investigativo che miri a colpire le aziende che vengono individuate quali partecipanti ad uno dei flussi di fatturazione per operazioni soggettivamente inesistenti creerà certamente un danno all’associazione, un rallentamento degli affari, ma non riuscirà in alcun modo ad interrompere il fenomeno evasivo nel suo complesso.

Le buffer individuate con il metodo oggettivo

Le società di capitali dell’inchiesta, che appaiono formalmente ineccepibili, presentano le dichiarazioni fiscali e versano le imposte dovute, si frappongono, di solito almeno due di esse, tra le missing trader e le broker, assopendo un duplice scopo: quello allontanare cartolarmente la missing trader dalle importanti società esportatrici, in modo tale che queste ultime non debbano giustificare rapporti con aziende prive delle caratteristiche minime per giustificare la loro presenza sul mercato.

E quella di rendere più complicata la ricostruzione delle operazioni e la riconducibilità ad una medesima regia di un numero elevato di flussi simili tra loro.

Rappresentano, inoltre, una fonte di guadagno diretto per chi è in grado di metterle a disposizione del sistema di frode poiché ad ogni passaggio corrisponde una commissione, di solito calcolata in percentuale sul valore della mercé, che rimane in capo agli effettivi aventi diritto economico.

La Gfc Informatica Srl

Tra le società coinvolte nella frode in esame, individuate con il metodo ‘oggettivo’, c’è la Gfc Informatica Srl, l’attività di ‘commercio al dettaglio di prodotti via internet’ costituita il 27 marzo 2020 a Orta Nova, il cui rappresentante legale è Gianfranco Colamussi.

La società – considerata stabilmente inserita nella frode carosello con ruolo di filtro di primo e secondo livello – avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti emesse negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 da alcune società, indicava nelle dichiarazioni Iva relative agli anni d’imposta elementi passivi fìttizi di pari importo.

Inoltre, la Gfc Informatica Srl di Gianfranco Colamussi è accusata di aver emesso negli anni 2020-2021-2022-2023 fatture per operazioni inesistenti nel periodo che va dal 22 novembre.21 al 26 luglio 2024.

La Webbin Srl

L’altra società – che svolge attività di ‘commercio all’ingrosso di computer e software – è la Webbin Srl costituita il 5 febbraio 2001 a Manfredonia.

Il rappresentante legale, sin dalla data di costituzione della società, è un soggetto indagato ma non raggiunto da alcuna ordinanza di custodia cautelar

Il 10% del capitale sociale versato, di 1,9 milioni di euro, appartiene a Pasquale Rinaldi.

Nelle oltre 1100 pagine dell’ordinanza, si evidenzia che la Webbin e il suo amministratore appaiono pienamente adesivi al circuito fraudolento organizzato da Mezzatesta. E che la Webbin srl sia stata recentemente colpita da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Gip di Roma fino all’ammontare di 369.217 euro per il delitto di cui all’art. 2 D.to L.vo n. 74/2000, per aver annotato (al fine di evadere l’Iva in relazione all’anno d’imposta 2019), fatture per operazioni inesistenti emesse da una società per un imponibile di euro 1.678.260 ed Iva per euro 369.217

“La circostanza che la stessa società sia coinvolta in più caroselli Iva, gestiti da soggetti diversi, non deve punto stupire alla luce di tutto quanto fin qui rappresentato in merito all’attitudine dei diversi protagonisti delle frodi carosello di lavorare in base a schemi delinquenziali aperti. Non vi è dubbio tuttavia che Webbin, sia, nell’attualità, cliente prevalente del sodalizio Mezzatesta, non fosse altro per il ben diverso volume di transazioni effettuato” si legge nel provvedimento.

Per quanto riguarda il supporto fornito da Grillo e Mezzatesta a società inserite nel sistema di frode e sottoposte ad attività di controllo, il 17 maggio, Grillo, in compagnia di Veccia, discuteva di un sequestro cautelativo per equivalente eseguito nei confronti della Webbin Srl, in virtù del quale sarebbero state bloccate liquidità giacenti su conti correnti societari e merce giacente nelle società di logistica comunque riconducibile alla medesima Grillo si diceva sollevato per il fatto che una parte della merce destinata, non fosse stata sottoposta a sequestro in quanto non risultava ancora ufficialmente collegata all’operatività della Webbin S.r.1.

Tanto appare significativo anche in relazione a quanto riferito successivamente da Grillo in ordine alla possibilità di modificare, in tempo reale, il movimento cartolare della merce. Il suo intervento rendeva quindi immediatamente disponibili prodotti che, scampati ad un probabile sequestro, venivano deviati su altre buffer del circuito di frode pur mantenendo, in questo caso, il medesimo cliente finale estero.

Il 25 maggio Grillo, nel corso della telefonata intercorsa con Pasquale Rinaldi, dipendente nonché titolare del 10% delle quote sociali della Webbin, riferiva in ordine al sequestro per equivalente disposto nei confronti della società per circa 360 mila euro.

Rinaldi, per ottenere lo sblocco dei conti correnti societari, avrebbe “pagato” la somma in questione utilizzando un credito Iva già riconosciuto in favore della medesima Webbin. Grillo aveva mostrato tutto il suo disappunto per la soluzione adottata da Rinaldi, in quanto, se da un lato ritineva che l’opzione poteva essere intesa dalle autorità di controllo come una sorta di ammissione di colpa, dall’altro si diceva convinto circa l’esito positivo sia del procedimento interamente considerato sia dell’eventuale accertamento amministrativo che ne deriverà.

Grillo indicava analoghi precedenti similari che avevano visto una società coinvolta rientrare nella disponibilità di ingenti somme di denaro sottoposte a sequestro.

Sul punto aveva suggerito a Rinaldi di contattare direttamente una persona per chiedere informazioni in merito: non solo di fare riferimento a legali competenti per smontare le tesi dell’accusa ma gli aveva chiesto di poter visionare i verbali redatti ed il relativo carteggio per individuare, unitamente a Mezzatesta, la presenza di eventuali carenze formali e sostanziali Grillo dirà che avrebbe analizzato anche il verbale di un’altra società coinvolta nelle indagini, alla quale non era stato sequestrato niente.

“Perciò dico io vorrei vede il verbale che ti hanno fatto a tè… mo martedì, mercoledì c’ho quello de Maurizio che lo vado a prendere, lo vado a leggere, almeno capiamo qualcosa perché non è chiara se è la stessa cosa…per me non è la stessa cosa…”

 

Successivamente lo stesso Mezzatesta, evidentemente allarmato dalla circostanza, aveva preso contatti diretti con Rinaldi il 30 maggio, per fornitghli diretto supporto per le questioni in argomento: “No, niente…è una mia chiamata di cortesia per sapere come andava, se si poteva fare qualcosa”.

Mezzatesta, tra le altre cose, chiedeva specifiche informazioni circa il grado di coinvolgimento della Webbin nell’ambito di un’indagine penale dove si stava trattando anche di soggetti attinti da misure cautelari personali. “Cioè quindi non siete indagati? Con me puoi parlare…le cose rimangono tra noi eh… figurati… quello che ci diciamo rimane tra noi”.

Pasquale Rinaldi e il titolare del 90% di quote della Webbin, sono accusati con Salvatore Grillo, Marco Mezzatesta e Serena Veccia del delitto transnazionale di cui agli artt. 61 bis, 81 cpv, 110 c.p., 8 e 2 D.Ivo 74/2000, perché in concorso tra loro e in tempi diversi, con più azioni esecutive dello stesso disegno criminoso, hanno agito al fine di evadere l’Iva e di consentire l’evasione dell’imposta alle società destinatarie delle fatture e comunque alle società coinvolte nella frode.

Pasquale Rinaldi quale amministratore di fatto, Grillo e Veccia quali co-amministratori di fatto e in ogni caso quali concorrenti nel reato in quanto organizzavano l’operatività in frode all’Iva indicando per ogni deal le società fomitrici e acquirenti e i relativi prezzi, della Webbin Srl., con sede legale e luogo di esercizio in Manfredonia, stabilmente inserita nella frode Iva con ruolo di società filtro di primo livello.

Gli indagati, avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti emesse negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 dalle società, indicavano nelle dichiarazioni Iva relative ai medesimi anni d’imposta, elementi passivi fìttizi di pari importo ed emettevano negli anni 2020-2021-2022-2023, fatture per operazioni inesistenti nei confronti delle società indicate nell’ordinanza.

Reato commesso a Manfredonia dal 14 gennaio 2020 al 28 febbraio 2024.

Le società broker di Colamussi

Una delle società broker è la Megabit Store Srl, esercente attività di ‘commercio al dettaglio di prodotti via internet’, costituita il 6 novembre 2018 con sede legale a Orta Nova, il cui rappresentante legale è Vito Colamussi (fratello di Gianfranco), al quale il 26 ottobre 2023 Grillo aveva chiesto disponibilità a far transitare cartolarmente dalla sua società della merce destinata ad un’altra azienda olandese.

“Allora ti devo chiedere una tra virgolette, ripeto, cortesia. Ho fatto male i conti con un esportatore e praticamente m’ha lasciato a piedi con una piccola parte di stock. Parliamo di una cazzata eh, quindi se mi puoi fare una vendita a un altro cliente”.

Si trattava di 2400 memorie fìsiche per le quali Grillo aveva già pattuito un prezzo di vendita in favore di un cliente estero, pari 51,50 euro cadauna.

Le successive parole di Colamussi facevano luce anche su quello che era il medio compenso riconosciuto alla Megabit Store Srl per le esportazioni effettuate, ammontante a 10 punti percentuali: “Sì, ma sempre col discorso del 10?”.

Grillo concorderà poi con Colamussi di far transitare la merce in argomento per il tramite della Gfc Informatica S.r.1., riconducibile al fratello Gianfranco.

Reati commessi dal 26 marzo 2020 al 28 febbraio 2024

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