Il Sud è cresciuto di più dopo la pandemia ma pesa il calo demografico

Il Mezzogiorno cresce più della media nazionale. È la novità che emerge dal rapporto sull’”Economia delle regioni Italiane”, presentato dalla Banc

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Il Mezzogiorno cresce più della media nazionale. È la novità che emerge dal rapporto sull’”Economia delle regioni Italiane”, presentato dalla Banca d’Italia. Nel periodo successivo alla pandemia l’economia italiana ha registrato tassi di crescita medi superiori alle principali economie dell’area euro ed un contributo importante è arrivato dal Sud Italia: qui il prodotto e l’occupazione sono cresciuti più della media nazionale. È un elemento di novità importante, anche se potrebbe in parte riflettere fattori di natura temporanea, data la particolare rilevanza per l’economia meridionale degli ampi interventi pubblici adottati in risposta agli shock globali. Bankitalia sottolinea la necessità di dare continuità alla ripresa in atto attraverso politiche che facciano leva sugli investimenti e sulla qualità delle istituzioni e dell’azione pubblica, con l’obiettivo di innalzare la capacità produttiva dell’economia meridionale. L’incremento è stato più accentuato nel Mezzogiorno, per effetto di una maggiore espansione dell’attività nei comparti delle costruzioni e del terziario e di una minore contrazione dell’industria. Le misure di spesa del Pnrr e gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare hanno continuato a sostenere il settore dell’edilizia.
Lo scorso anno l’occupazione ha continuato a crescere in ogni ripartizione, più intensamente nel Mezzogiorno; vi hanno influito gli sgravi contributivi, la ripresa degli investimenti pubblici e la fine del blocco del turnover del personale nella Pubblica amministrazione. È proseguito anche l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, in particolare nel Mezzogiorno e nel Nord Est. Il tasso di disoccupazione è diminuito ovunque. Nel 2023 i conti delle Amministrazioni locali sono migliorati. La spesa per investimenti ha accelerato, sostenuta in particolare dall’impiego nel Mezzogiorno dei fondi di coesione europei del ciclo di programmazione 2014-20, in via di completamento, e dalla progressiva realizzazione dei progetti connessi con il Pnrr.
A pesare sull’economia del Paese sarà l’ormai inarrestabile calo demografico:tra il 2023 e il 2043 in Italia la popolazione residente si contrarrebbe del 4,3%, riflettendo una lieve crescita nel Nord (0,9%), più che compensata da un ampio calo al Centro e, in particolare, nel Mezzogiorno (rispettivamente del 3,6 e dell’11,9%). Il calo sarà ancora più marcato per la popolazione in età da lavoro: il numero delle persone tra 15 e 64 anni diminuirebbe in media di oltre il 16%, con andamenti differenziati fra le diverse macroaree: -11% nel Nord, -16 al Centro e -24 nel Mezzogiorno.
Giampiero Guadagni

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