Il pizzo ai commercianti lo chiedono - strumentalmente - i ragazzini. Dodicenni e tredicenni 'inviati speciali' della mafia perchè non non ancora
Il pizzo ai commercianti lo chiedono – strumentalmente – i ragazzini. Dodicenni e tredicenni ‘inviati speciali’ della mafia perchè non non ancora imputabili. I ‘pezzi grossi’ si muovono per le estorsioni ai grandi imprenditori e costruttori, quelli che hanno il potere di far muovere l’economia. E’ lo spaccato – drammatico – che viene fuori dall’inchiesta de ‘Le Iene’, andata in onda nella puntata di ieri, domenica 3 novembre, su Italia 1. Nella città meno vivibile d’Italia, secondo la classifica 2023 per la Qualità della Vita, pagare il pizzo sembra essere la normalità: lo confermano gli stessi commercianti alla complice dell’inviato Giulio Golia, che ha raccolto le drammatiche testimonianze di molti negozianti che hanno pagato o pagano il pizzo alla quarta mafia.
In tanti, troppi hanno deciso di gettare la spugna: “Stanno chiudendo a causa del pizzo”, conferma una commerciante. E chi ha provato a ribellarsi si è trovato “la saracinesca saltata” o “un proiettile nella vetrina”. La criminalità sa come colpire: “Iniziano a vedere dove abiti, che macchina hai…” lasciando intendere ad ulteriori conseguenze.
“Il mondo imprenditoriale di fronte ad una criminalità aggressiva e violenta, non evoluta, si è chiuso e non ha fatto fino in fondo il suo mestiere che è investire, creare sviluppo e occupazione. Quindi il territorio si è impoverito e ha cominciato un degrado sociale e culturale che ha costituito terreno fertile per il proliferare della criminalità”, spiega Ludovico Vaccaro, procuratore di Foggia
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