Città dove si vive meglio (o peggio) in Italia: Pordenone batte tutti, Milano sul podio con Siena. Crotone e Reggio Calabria ultime.

Dove si vive meglio in Italia? Pordenone è la provincia che guida la classifica 2024 del 'Ben Vivere'. Bolzano perde, per la prima volta in sei an

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La cabina di regia è fissata per martedì, il consiglio dei ministri invece per il prossimo giovedì, ma probabilmente si attenderà davvero l’ultimo minuto – ovvero i dati dell’andamento dell’epidemia delle ultime ore – prima di scrivere quel decreto che più di altri segnerà un punto di snodo nelle regole da seguire da quando è cominciata la pandemia. Un testo assolutamente necessario, senza il quale sarebbe decretata la fine di ogni restrizione a partire dal Primo maggio e gli esperti sono invece ancora molto prudenti, visto che la circolazione del coronavirus è ancora alta e anche il numero dei morti è in media di quasi 140 al giorno. Troppi per calare ovunque dal viso anche le mascherine al chiuso, che il ministro della Salute, Roberto Speranza, pensa invece di lasciare ancora dove più alto è il rischio di contagio dovuto a vicinanza o numero di presenti. Resterebbe dunque l’obbligo anche negli stadi, mentre se ne dovrebbe fare a meno per andare al supermarket o fare shopping per negozi, così come per consumare un caffè al bar o quando ci sialza da tavola al ristorante, anche se si è al chiuso. Resta ancora tutto da dipanare, invece, il nodo scuola, ma tutto fa pensare che la situazione resti com’è fino all’obbligo servirebbe un nuovo atto di legge che difficilmente verrà promulgato. Per il resto – mezzi di trasporto, luoghi di lavoro, ospedali e Rsa – l’obbligo di mascherina resterà. Anzi, nelle strutture sanitarie fino al 31 dicembre sarà obbligatorio mostrare il Super Green Pass. Che per il resto scomparirà ovunque, anche nella sua versione basica. Per gli ultracinquantenni, per le forze dell’ordine e armate, il personale della scuola e delle università, resterà infine ancora fino al 15 giugno l’obbligo vaccinale, che sarà esteso al 31 dicembre per i lavoratori della sanità. Vediamo punto per punto Al lavoro Al lavoro dovrebbe restare l’obbligo di indossare la mascherina e fino alla fine dell’anno resta la possibilità di ricorrere allo smart working senza accordo collettivo. Il Green Pass non verrà più richiesto, ma resterà “attivo”. In vacanza Accesso in hotel così come nei B&B senza Green Pass e stesso discorso per i musei. Niente certificato anche per chi viaggia da e per l’Italia. In viaggio Restano le mascherine sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza e locali, come i tram. Gli esperti vogliono lasciare l’obbligo delle Ffp2 anziché dare il via libera alle chirurgiche. Cinema e teatri Addio green pass per cinema, teatro, discoteca stadi e concertoni. La mascherina dovrebbe restare obbligatoria al cinema, a teatro e comunque negli spettacoli al chiuso. Al ristorante Addio al green pass ovunque al chiuso per bar e ristoranti anche all’interno degli hotel. Via anche le mascherine quando ci si alza dal tavolo. A scuola A scuola restano le mascherine, dalle elementari in su, università comprese. L’obbligo a questo punto dovrebbe restare fino alla fine dell’anno scolastico e varrebbe tanto gli studenti che per il personale docente. Lo sport Per allenarsi, fare nuoto o attività in palestra, anche al chiuso, niente Green Pass. Lo stesso vale per centri benessere e termali, dalle saune ai bagni turchi. Cosa rimane Fino al 31 dicembre resterà l’obbligo di avere il Green Pass rafforzato per entrare in ospedale e nei luoghi dove si trovano le persone fragili, cioè malati e anziani. In questi casi andrà anche portata sempre la mascherina.

Città dove si vive meglio (o peggio) in Italia: Pordenone batte tutti,  Milano sul podio. Crotone e Reggio Calabria ultime. Top e flop, la  classifica completa

Dove si vive meglio in Italia? Pordenone è la provincia che guida la classifica 2024 del ‘Ben Vivere’. Bolzano perde, per la prima volta in sei anni, la prima posizione sul podio, scendendo di nove gradini fino al decimo posto. Il primato, dunque, passa a Pordenone (+1 posizione rispetto al 2023), il secondo posto è occupato da Siena, che sale di quattro gradini, e terza in classifica è Milano (+1).

Le città dove si vive meglio in Italia: le top in classifica

La classifica è stata presentata il 5 ottobre a Firenze nel corso del Festival Nazionale dell’Economia Civile. Si tratta della sesta edizione del ‘Rapporto sul Ben Vivere e la Generatività delle province italiane 2024‘: la ricerca è coordinata da NeXt Economia, con il supporto del Festival Nazionale dellpEconomia Civile, di Federcasse Bcc-Cr e di «Avvenire» e il finanziamento di Fondo Sviluppo. Nella top 10 ci sono quattro nuovi ingressi: Trieste – quarta (+19), Rimini – settima (+23), Udine – ottava (+11), Parma – nona (+2). Ad uscirne, invece, sono le province di Bologna (-3), Prato (-8), Gorizia (-3) e Ancona (-11). A completare la Top 10 Firenze (stabile al quinto posto) e Trento in sesta posizione (+1).

Le città dove si vive meglio: le flop in classifica

Ai piedi della classifica si collocano alcune delle province del Sud Italia:   Crotone e Reggio Calabria occupano rispettivamente l’ultimo e il penultimo posto. Taranto perde due posizioni rispetto al 2023 e scende al terzultimo gradino. Nella Flop 10 anche Caltanissetta (+1), Foggia (+3), Catania (-3) e Napoli (+3).

 

Alla presentazione della classifica hanno preso parte Sergio Gatti (direttore generale Federcasse-Bcc), Vincenzo Pacelli (professore associato in Economia degli intermediari finanziari Università degli Studi di Bari) e Salvatore Capasso (direttore del Dipartimento Cnr di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale). «C’è un genere di finanza, quella dello sviluppo, che si pone come obiettivo l’inclusione finanziaria – ha detto Gatti – Questa è fondamentale nelle transizioni in corso, come dimostra il fatto che in Europa sia obbligatoria l’inclusione ambientale, ma probabilmente servirebbe più attenzione anche per quella sociale. Ora c’è bisogno di capire cosa accade nei territori accanto a questa progressione, che deve senz’altro essere virtuosa, ma che come ogni cambiamento ha un costo. Proprio per questo, questo VI Rapporto, rispetto a quelli precedenti, punta molto di più sulle proposte di policy».

 

Per Pacelli, «i mercati oggi sono il perno dello sviluppo economico mondiale, perché guidano il capitale, determinando gli investimenti. Pensiamo ai prezzi delle materie prime o quelli influenzati dalle meccaniche speculative. Se in origine l’economia finanziaria era a supporto di quella reale, oggi non è più così e questo accentua disuguaglianze di ricchezza, di reddito, di potere e di sviluppo. I mercati finanziari sono armi di chi ha il potere di usarli per generare disuguaglianze e trarne profitti, i cui strumenti sono anche elementi come conflitti e crisi».

 

Capasso ha spiegato: «Con la complessità e la crescita economica, l’economia diventa sempre più specializzata. Indicatori di sintesi specifici sono fondamentali, perché catturano dati che quelli di sintesi generali – come il Pil – non riescono a percepire. Qualità del lavoro, impatto ambientale e salute sono solo alcuni di questi elementi. Ci sono ovviamente ancora margini di miglioramento per questi indicatori grazie alle nuove tecnologie, che usano grandi database e permettono di catturare e strutturare dati in maniera più sofisticata».

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