«Forse possiamo allungare la vita umana fino a 120 anni ma c'è ancora tanta strada da fare». Con questo auspicio del premio Nobel per la medicina
«Forse possiamo allungare la vita umana fino a 120 anni ma c’è ancora tanta strada da fare». Con questo auspicio del premio Nobel per la medicina (2006), il biochimico Craig Mello, ospite d’onore alle celebrazioni dei 3mila trapianti di fegato a Pisa , si sono concluse le iniziative organizzate dall’unità operativa di chirurgia epatica e dei trapianti di fegato dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana (Aoup) insieme all’associazione Vite Onlus.
L’Italia (e la Toscana in particolare) è leader in trapiantologia
Il 21 settembre si è tenuto il congresso scientifico organizzato da Davide Ghinolfi dal titolo: “Tremila volte sì – Il dono della vita nel trapianto di fegato” all’Auditorium della Camera di commercio con ospiti di rilievo – fra cui ovviamente il Nobel Mello – Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti e sessioni tematiche con esperti internazionali sulla perfusione d’organo per cui l’Aoup è all’avanguardia, sul trapianto epatico in oncologia, sulla gestione delle problematiche pre- e post-trapianto, sulle infezioni da batteri multiresistenti, sulla chirurgia mininvasiva.
D’altronde, grazie anche all’Ott-Organizzazione Toscana trapianti, che ha reso il sistema della donazione toscano uno dei più efficienti al mondo, il Centro trapianti di fegato dell’Aoup – che per alcuni anni è stato primo in Italia per i numeri raggiunti – è stato pioniere anche nel selezionare e utilizzare in sicurezza organi di donatori in età molto avanzata (fino a oltre 100 anni), leader nella donazione a cuore fermo (Dcd) con metodiche e criteri di valutazione ancora oggi copiati in tutto il mondo e fra i primi a dotarsi delle macchine da perfusione extracorporea che permettono di mantenere un organo perfuso, fuori dal corpo umano, a una temperatura variabile da 4° a 37°C.
Una vita più lunga?
Il clou dei festeggiamenti è stato però il pomeriggio del 20 in un Teatro Verdi gremito, con un evento celebrativo presentato da Manuela Arrighi, inframmezzato da momenti di spettacolo e di intrattenimento con diversi artisti (per la regia di Emilio Maio), che ha ripercorso anche con l’ausilio di filmati la storia del trapianto di fegato a Pisa (con un tributo a due maestri di chirurgia che ne sono stati protagonisti, da cui una targa consegnata ai familiari di Franco Mosca e di Franco Filipponi e premio anche ad Adriano Peris, ex direttore Ott).
Con gli studi sull’interferenza Rna che gli sono valsi l’onorificenza mondiale assoluta, ossia le potenzialità dell’acido ribonucleico di silenziare alcuni geni che codificano per particolari malattie, Craig Mello, intervistato sul palco del teatro da Ghinolfi, direttore del centro trapianti, ha lasciato intendere che sarebbe possibile, in un futuro non così lontano, «ringiovanire non solo il fegato ma tutti gli organi». E ha esortato i centenari attualmente viventi ad autorizzare gli scienziati «a sequenziare il proprio Dna perché da quei segreti può scaturire l’elisir di lunga vita per tutti» spronando i giovani «a sviluppare la propria curiosità e a diventare scienziati come Galileo, che sarebbe il modo più bello di omaggiarlo nella sua città».
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