Tra un anno si vota per le Regionali, è suonata la campanella dell’ultimo giro e la fine di legislatura appare tormentata per il centrosinistra. I
Tra un anno si vota per le Regionali, è suonata la campanella dell’ultimo giro e la fine di legislatura appare tormentata per il centrosinistra. Il governatore Michele Emiliano è alle prese con 4-5 nodi ingarbugliati che deve sciogliere presto e bene se vuole che la sua maggioranza affronti con serenità il tornante elettorale. Tanto più che gli attori principali dell’altro versante dello schieramento politico, il centrodestra, non sono fermi. Da mesi vanno rimuginando sulla migliore strategia con cui arrivare alle urne. La principale resta quella di fare in modo che Emiliano resti aggrovigliato nelle pastoie, politiche e amministrative, che ne frenano l’azione.
Dopo l’accantonamento dell’ipotesi del terzo mandato, la prospettiva più concreta nel centrosinistra, come noto, è quella della candidatura di Antonio Decaro. L’eurodeputato dem appare il predestinato per la corsa. E lo resterà salvo eventi imprevisti, per ora remoti, legati all’esito della ispezione prefettizia al Comune di Bari di cui è stato sindaco per 10 anni.
Decaro, campione di preferenze alle Europee con il mezzo milione di preferenze raccolte nell’Italia meridionale, demoralizza e preoccupa gli avversari. Dalle parti del centrodestra sanno che solo una figura di rilievo gli può opporre una efficace resistenza.
Da qualche settimana ha preso a girare la voce che si possa (si debba) puntare tutte le carte sul sottosegretario Alfredo Mantovano, leccese, stretto collaboratore della premier Giorgia Meloni. La quale lo ha strappato alla tranquilla vita di magistrato di Corte d’appello a Roma, per farlo tornare alla politica attiva dalla quale Mantovano aveva deciso di allontanarsi nel 2013. Autorevole, competente, istituzionale, rassicurante sull’efficacia nel governare: in alcuni ambienti viene considerato come «l’unico» in grado di ostacolare la corsa di Decaro. Si tratta di un percorso tutt’altro che facile: va misurato sulla volontà dell’interessato e sulle intenzioni della stessa premier. La quale, si dice, sembra poco incline a privarsi di uno stretto collaboratore come Mantovano (dopo aver rinunciato a Raffaele Fitto inviato in Europa). Di certo, i due schieramenti si guardano e si studiano a vicenda. Il centrodestra tifa per le difficoltà di Emiliano: più grandi sono, più dovrebbe essere facile il ruolo dell’opposizione.
Vediamole. Il governatore deve decidere sul destino dei dieci direttori di dipartimento, prorogati di mese in mese dal mese di maggio. Sono il motore propulsivo della macchina amministrativa, tenerli come «d’autunno sugli alberi le foglie» è una scelta ingenerosa, soprattutto con riguardo alla professionalità dei singoli. Emiliano non è un sadico, tutto è legato alla riconferma della direttora del welfare, Valentina Romano, indicata dai 5 Stelle: lei resta se in giunta torna l’assessora pentastellata (Rosa Barone).
a il ritorno del M5S nell’esecutivo, pure voluto dal governatore, non è semplice. I 5 Stelle attendono di risolvere le loro questioni interne (con l’assembea costituente prevista ad ottobre) e nel frattempo si sono portati avanti con il lavoro: hanno richiesto non solo di tornare ad avere un assessore ma ben due posti, in modo da trasformare la delega fuori giunta detenuta da Grazia Di Bari per la Cultura in un vero e proprio ruolo da assessore. Poi c’è il gruppo dei 4 centristi (metà Azione e metà no) che, con Ruggiero Mennea, ha alzato il livello delle richieste. Dicono così: siamo in maggioranza se ci trattate come gli altri. Vengono dal Pd e dai civici, Emiliano non li vorrebbe accontentare per non legittimare la formazione di nuovi gruppi. Ma senza quei 4 voti, la maggioranza sobbalza. Dovrà esaminare il caso. Il rischio è che per quadrare le esigenze debba rimediare privandosi delle due assessore esterne nominate in primavera.
Poi c’è il caso dei direttori generali delle Asl che hanno sforato la spesa farmaceutica e rischiano la decadenza.
La giunta ha «procedimentalizzato» la decisione: ha chiesto una relazione, è arrivata, la giunta replicherà, eccetera. Si arriverà al nuovo anno, quando scadono quasi tutti. E il problema non si porrà più. L’allungamento dei tempi, qui, pare essere un atteggiamento utilitaristico.
Solo un nodo politico, fin qui, è stato risolto. Il movimento civico «Con», creatura politica di Emiliano, ha perso il proprio coordinatore regionale Michele Boccardi. La sostituzione è questione di giorni: il nuovo leader sarà l’assessore regionale Alessandro Delli Noci.
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